Cherofobia, come si scopre e come si cura. Il male oscuro rivelato da Martina Attili

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Cherofobia: prima dell’esibizione della giovanissima cantautrice Martina Attili alle Audizioni di X Factor 2018 quasi nessuno sapeva dell’esistenza di questa malattia. Eh già, perché proprio di una patologia (se pur rara) si stratta: la paura di essere felici.

La cherofobia è una condizione tanto rara da non essere neanche inclusa nel  testo sacro della classificazione e diagnosi delle malattie mentali, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders(DSM–5) tradotto in tutte le lingue.

In Italia ad accendere i riflettori su questa malattia dell’anima e’ stata Martina Attili, cantautrice romana di 16 anni, che ne soffre e che ha scritto e interpretato la canzone “Cherofobia” nella fase delle Audizioni di X Factor 12 trasmessa a settembre 2018 (vedi il video in fondo pagina). Martina Attili a metà ottobre ha superato la fase delle audizioni ed ha avuto accesso a quelle di Live di X Factor.

Si e’ così  appreso che le persone che hanno un’irrazionale avversione all’essere felici soffrono di quella che viene chiamata, appunto, “cherofobia”. L’etimologia del termine deriva dalla parola greca “chairo“, che significa “mi rallegro”, e dalla parola “phobia”, paura. Insomma, paura di rallegrarsi. Ovvero, fondamentalmente, paura di partecipare a qualcosa di divertente. Non sono le attività a spaventarti, è la paura che se ti lasci andare e tu sia felice e spensierato, allora succederà qualcosa di terribile.

Secondo Healthline, che tratta l’argomento nell’articolo “Cherophobia: Is Being Too Happy A Thing?” (Cherofobia: si è troppo felici?) alcuni esperti medici classificano la cherofobia come una forma di ansia. Chi è affetto da cherofobia probabilmente non è sempre triste, semplicemente evita gli eventi e le attività che potrebbero renderlo felice. Alcuni sintomi della malattia, secondo gli esperti di Healthline, sono molteplici. Per esempio si è assaliti dall’ansia quando si è invitati ad un incontro sociale. Oppure quando si rinuncia a opportunità che potrebbero portare a una vita positiva a causa del timore che qualcosa di brutto stia accadendo. O anche a rifiutare di partecipare ad attività “divertenti”. O pensare che essere felice comporterà che qualcosa di brutto sta per accadere. O essere convinti che pensare alla felicità rende una persona cattiva o peggio. O, di più, credere che mostrare la felicità sia dannoso per te, per i tuoi amici o per la tua famiglia. O, infine, ritenere che cercare di essere felici è uno spreco di tempo e di fatica.

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Nell’articolo “If You Fear, Shun or Avoid Pleasure” (Se temete di avere il piacere), la psichiatra Carrie Barron (Director of the Creativity for Resilience Program at Dell Medical School in Austin, Texas e membro del board-certified psychiatrist/psychoanalyst on the clinical faculty of the Columbia College of Physicians and Surgeons) cerca di spiegare le possibili ragioni che portano a sviluppare la Cherofobia, o “edonofobia”. “Si parla talmente tanto della ricerca della felicità in questi tempi – scrive – che può sembrare strano che qualcuno tema questa emozione positiva: invece, se è dovuta a un legame felicità/punizione legato all’infanzia, potrebbe essere più frequente di quanto pensiamo“.

Per esempio, questa potrebbe nascere dalla paura di un conflitto con una persona amata o una brutta esperienza che si associa a un particolare evento. Se sei abituato a qualcosa di brutto che accade subito dopo un evento felice, potresti resistere a tornare indietro e riprovare quella combinazione. “Se sei contrario al piacere, ciò potrebbe derivare dal fatto che in qualche modo lungo la strada, la rabbia, la punizione, l’umiliazione o il furto te lo meritavi e loro devono avere ucciso la tua gioia “, aggiunge Barron. “Ora hai paura di sentire quel piacere perché subito dopo la bolla scoppia e la reazione brutale arriva“.

Per usare le parole della blogger statunitense Stephanie Yeboah, che ne soffre dall’età di 14 anni, vivere con la Cherofobia è: “alla fine, una sensazione di completa disperazione, che porta a sentirsi ansiosi o sospettosi di prendere parte o adoperarsi attivamente a fare cose che promuovono la felicità perché senti che non durerà”. Ma la blogger aggiunge anche che “La paura della felicità non significa necessariamente che viviamo costantemente nella tristezza, ma nel mio caso la mia cherofobia è esacerbata o innescata da eventi traumatici“.

La cherofobia va distinta dalla anedonia, patologia neuropsichiatrica anch’essa portata alla ribalta da un drammatico fatto di cronaca qui descritto: nella anedonia manca l’energia per reagire al punto da sfociare molto spesso nel suicidio.

Il trattamento della cherofobia può a volte essere confuso con il trattamento dei sentimenti di depressione, che, secondo Yeboah, non è particolarmente utile. “Non posso davvero fare molto, perché non ci sono molte risorse specifiche per la cherofobia, quindi mi aggrappo e cerco di non pensarci quando è possibile”. Barron sostiene che un buon punto di partenza è scavare nel passato, in modo da poter provare e imparare a tollerare di perdere tempo, di divertirsi e di abbandonarsi alla felicità senza timore di conseguenze negative. In particolare, la psicoterapeuta afferma che trattamenti come la psicoterapia orientata all’intelligenza e la terapia cognitivo-comportamentale sono utili per comprendere le cause e annullare le associazioni negative tra piacere e dolore.

Alla fine, affrontare la cherofobia cambia il tuo modo di pensare. Se pensi di soffrirne, è probabilmente dovuta a un meccanismo di difesa che hai messo in atto, che è stato costruito in seguito a un conflitto o un trauma. Ci vorrà del tempo per risolvere i tuoi problemi, ma con il trattamento, potresti essere in grado di perdere, goderti la felicità e iniziare a vivere nel momento presente.

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