Si è concluso felicemente all’ospedale Sant’Andrea di Roma il primo trapianto di faccia in Italia, un’operazione chirurgica complessa durata oltre 24 ore, effettuato su una paziente di 49 anni affetta da una grave malattia genetica che causa problemi alla cute e anche ai nervi del volto. Tecnicamente l’intervento è riuscito ma, ovviamente, la prognosi per le prossime ore resta riservata. E, infatti, dopo 48 ore si è reso necessario effettuare un nuovo intervento per il rigetto dell’impianto.
A rendere possibile questo evento medico-scientifico di prim’ordine è stato il consenso alla donazione da parte dei genitori di una ragazza di 21 anni deceduta pochi giorni prima in un incidente stradale nella zona del frusinate. Alla giovane donna sono stati espiantati anche reni e fegato impiegati per altri riceventi.
La situazione della malata 49enne era al limite: la sua patologia si chiama neurofibromatosi di tipo I che altera pesantemente i tratti somatici con piccoli ma innumerevoli tumori della pelle. I suoi occhi erano ormai chiusi dalla malattia deformante ed il sorriso le era definitivamente scomparso dalle labbra.
Il direttore del Centro Nazionale Trapianti, il professor Alessandro Nanni Costa, ai microfoni del GR1 Rai ha spiegato: “Alla base dell’intervento c’è una procedura molto complessa che prevede la scelta di un donatore idoneo per caratteristiche somatiche e per un certo range di età. Non si tratta di un trapianto del viso ma della parti molli della faccia: la striscia della fronte, dell’ala del naso, delle guance. E’ come una maschera che si appoggia su quello che esiste già”.

Più dettagliatamente l’intervento all’ospedale Sant’Andrea è durato complessivamente 27 ore, concludendosi alle 5,00 del mattino di domenica 23 settembre. Il bollettino medico diffuso alle ore 7,12 dalla struttura medica segnala che “sottoposta a terapia immunosoppressiva antirigetto, la paziente è attualmente in coma farmacologico indotto e rimarrà in isolamento nella Terapia Intesiva“.
E’ stato, dunque, un intervento unico in Italia e che, invece, altrove registra una percentuale di successo superiore al 50% e per effettuare il quale la donna ha dovuto attendere l’autorizzazione del Consiglio Superiore della Sanità, concessa tre anni fa anche per altri quattro pazienti. Tre anni di meticolosa preparazione, da parte dell’organizzazione e del personale, con i chirurgi che si sono formati anche all’estero.
Nel mondo sono già stati realizzati una cinquantina di trapianti di faccia, in Europa una decina e la maggior parte di questi in Francia. L’intervento in Italia, dunque, rientra in un protocollo sperimentale. Le équipe per il prelievo del tessuto facciale da donatore deceduto e per il successivo trapianto sono state dirette dal professor Fabio Santanelli di Pompeo, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica dell’A.O. Sant’Andrea di Roma, e dal dottor Benedetto Longo, che fa parte della stessa unità operativa. Lorenzo Sommella, il direttore sanitario che ha lasciato la struttura 5 mesi fa, ma che aveva seguito le procedure organizzative, oltre ad esprimere soddisfazione per lo sforzo realizzato dal reparto, ha ricordato il grande impegno necessario per arrivare ad un risultato simile.
Come sempre, anche in questo caso sarà necessario aspettare del tempo, non solo per il rischio di rigetto dei tessuti insito in ogni tipo di trapianto. Solo dopo che sarà stata sciolta la prognosi sarà possibile capire l’esito dell’operazione che ha un elevatissimo livello di complessità. Per lunedì 24 settembre alle 14.30 è stata convocata una conferenza stampa nella sede dell’ospedale Sant’Andrea. Era il 2005 quando una donna francese di 38 anni è diventata la prima ad avere parte della faccia ricostruita, e da allora ne sono seguite una cinquantina. Il team di ricercatori che nel novembre del 2005 ha operato Isabelle Dinoire ad Amiens, nel nord del paese, superò sul tempo quello della Cleveland Clinic statunitense, che all’epoca era in attesa di un donatore. L’anno successivo fu un team cinese ad aggiudicarsi il secondo posto, dopo un’operazione su un trentenne che era stato attaccato da un orso. In questo caso oltre a naso e bocca furono impiantati sull’uomo, che è morto due anni più tardi, anche guancia e sopracciglio destro. Entrambi gli interventi sono stati poi celebrati da un articolo pubblicato da Lancet nel 2008. Infine fra gli interventi estremi a Parigi lo scorso febbraio un uomo ha ricevuto il suo terzo volto. Dopo il rigetto cronico del trapianto al quale si era sottoposto nel 2010, per la prima volta al mondo gli è stato reso un secondo viso. L’operazione è stata effettuata all’ospedale Georges Pompidou dall’equipe del professor Laurent Lantieri, pioniere del trapianto di faccia.