Un mini-ospedale per degenze brevi gestito quasi interamente da infermieri in assenza di un medico, o, comunque disponibile solo per le emergenze gravi. E’ la sfida lanciata dalla Asl Roma F nella zona di Ladispoli-Cerveteri, alle porte di Roma. Una sperimentazione destinata a fare infuriare i sindacati di categoria che già accesero la rivolta per la soluzione di un pronto soccorso senza medici nella zona del Prenestino di Roma che puoi scoprire IN QUESTO ARTICOLO.
RICOVERI A BASSA INTENSITA’ CLINICA
Con la presa in carico dei primi tre pazienti, infatti, è iniziata ufficialmente il 30 dicembre scorso l’attività dell’Unità degenza infermieristica presso la Casa della Salute di Ladispoli-Cerveteri in via Aurelia. La sperimentazione del nuovo modello assistenziale è incentrata su un’area di cure “a bassa intensità clinica” dotata di 5 posti letto, gestita 24 ore su 24 da personale infermieristico, dove però è garantita la presenza di un medico in turno nella struttura ma soltanto per eventuali necessità. In realtà la presenza dei medici sarà nella fase di “filtro”, come specifica una nota della Asl Roma F: sarà, infatti, determinante «l’impegno dei medici di medicina generale, che partecipano alla gestione complessiva del percorso assistenziale. I ricoveri potranno essere richiesti dai presidi ospedalieri, dai Cad (centri assistenza domiciliare), o dagli stessi medici di medicina generale e le richieste verranno analizzate da un’apposita “équipe valutativa territoriale”».
La Asl Roma F ha organizzato il progetto all’interno della Casa della Salute, secondo il modello promosso della Regione Lazio, che è dedicato ad alcune tipologie specifiche di pazienti. A partire dalle persone non autosufficienti (anche temporaneamente), nella fase della malattia in cui non sono richiesti un elevato impegno tecnologico e la presenza/assistenza medica continuativa, come nel ricovero ordinario per acuti. L’Unità è dedicata poi ai pazienti che possono essere dimessi dall’ospedale per acuti ma hanno bisogno di mantenere e completare la stabilizzazione clinica raggiunta nel corso del ricovero acuto, e che hanno ancora necessità di tutela medica e di assistenza infermieristica continuativa nelle 24 ore prima rientrare a domicilio o essere trasferiti presso altra struttura.
Infine la struttura è pensata anche per le persone che per la particolare situazione socio-sanitaria necessitano di un percorso diagnostico, terapeutico e di monitoraggio difficilmente gestibile a domicilio con l’assistenza domiciliare per la complessità clinico-assistenziale richiesta o per ragioni di tipo sociale nei casi in cui la famiglia o una struttura sociale non riescono comunque a supportare il paziente nella malattia.
LE REAZIONI DEI SINDACATI
Mentre nel caso del pronto soccorso del Prenestino gestito da infermieri si è scatenata la rivolta dell’Ordine dei Medici QUI DESCRITTA in quello della Casa della Salute di Ladispoli-Cerveteri, resa funzionale dopo sette mesi di inattività dall’inaugurazione, le prime critiche sono piovute dai rappresentanti sindacali degli infermieri. «Siamo perplessi: il personale non è stato adeguatamente formato per il nuovo percorso gestionale – dichiara in un documento il segretario provinciale Ugl, Gianluca Giuliano – e desta anche preoccupazione il fatto che gli operatori del punto di primo intervento siano costretti contemporaneamente a svolgere le loro mansioni e quindi ad essere responsabili della cura dei degenti nella Casa della salute». Eh già, perché la sperimentazione del nuovo modello di degenza è partita non con nuove assunzioni ma “spogliando” del personale il Punto di primo intervento di via Aurelia, rimasto con un solo infermiere ed un solo medico per turno.
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