Un neonato su cinque è stato vittima di un incidente domestico nel primo anno di vita, tale da richiedere il ricorso al pronto soccorso. La stessa percentuale di lattanti è in sovrappeso ed è esposta agli effetti nefasti del fumo passivo. Le neo-mamme, poi, durante la gravidanza sono trascurate e imprevidenti riguardo alla loro salute ed a quella del feto.
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Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca “Piccoli più”, il primo studio italiano sui determinanti della salute infantile finanziato dal Ministero della Salute, condotto dal 2011 su tremila bambini nel primo anno di vita arruolati in cinque diverse strutture ospedaliere in Italia. Nel complesso il risultato è sconfortante. I dati, infatti, mettono in luce comportamenti non sempre ottimali riguardo a situazioni la cui importanza è dimostrata in ambiente scientifico. Emerge forte l’esigenza di individuare le strategie più efficaci per comunicare con i neogenitori al fine di migliorare i comportamenti e di indicare quanto questi comportamenti e altri fattori di rischio incidano sulla salute futura dei piccoli.
METODO E OBIETTIVI DELLA RICERCA PICCOLI PIU’
Lo studio consiste nell’arruolamento e nel successivo follow-up di circa tremilacento bimbi nati in cinque città italiane. All’accettazione i genitori hanno compilato un questionario riguardante diverse tematiche, dalle informazioni socio demografiche, agli stili di vita, legate alle attività lavorative e legate all’ambiente. Successivamente, a 6, 12, 24 mesi ed oltre vengono raccolte informazioni sulla crescita del bambino, sul suo ambiente, su potenziali malattie, sulla dieta e su eventuali cambiamenti rispetto alle informazioni raccolte alla nascita. Alla nascita vengono prelevati campioni biologici e si è costituita una banca di campioni (sangue della mamma e del cordone ombelicale) conservati presso l’Istituto Superiore di Sanità a Roma, come spiegano Franca Rusconi Unità Epidemiologia AOU Meyer e Francesco Forastiere, Dipartimento di Epidemiologia, Regione Lazio, responsabili dello studio. L’idea alla base del progetto è di individuare i principali fattori di rischio che, a partire dalla gravidanza e dopo la nascita, possono essere associati ad alcuni aspetti dello sviluppo del bambino e ad alcuni dei più comuni problemi di salute, ma anche di promuovere attivamente l’adozione di comportamenti salutari tramite interventi di provata efficacia e mediante l’utilizzo di sistemi di comunicazione tradizionali (come libretti e newsletter) e innovativi (come i social media e l’uso di e-mail e telefono cellulare).
Queste le strutture sanitarie e gli ospedali che hanno partecipato all’arruolamento da ottobre 2011: Casa di Cura Città di Roma e Ospedale Cristo Re (Roma); AOU Città della Salute e della Scienza di Torino (Torino); IRCCS materno infantile Burlo Garofolo (Trieste); Ospedale Santa Maria Annunziata (Bagno a Ripoli); Ospedale Versilia, USL12 (Viareggio). La banca biologica è gestita dal reparto di Epidemiologia genetica del Cnesps-Iss.
ATTENTI AGLI INCIDENTI DOMESTICI E AL RISCHIO OBESITA’
Il 21,2% dei lattanti ha avuto un incidente nel primo anno di vita, in gran parte una caduta da un piano rialzato tale da ricorrere ad un pronto soccorso. Riguardo ai problemi respiratori e allergici, il 4,8% dei neonati ha avuto più di quattro infezioni delle alte vie respiratorie (faringiti, otiti) in un anno e tra il 7 e il 14% ha avuto almeno un episodio di bronchite o bronchite con asma o bronchiolite. Confrontati i pesi e le altezze dei bambini partecipanti al progetto con le tavole di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, risulta che a 12 mesi il 23,4% dei maschietti e il 22,1% delle femminucce è al di sopra del valore soglia utilizzato per la definizione dei bambini sovrappeso (85° centile dell’indice di massa corporea o “BMI”). L’obesità infantile, insomma, incomincia a registrarsi già al primo anno. Una diagnosi di eczema o dermatite atopica, possibile marker precoce di allergia, si è avuta nel 18,6% dei casi.
MAI FUMARE IN CASA O IN PRESENZA DEL PICCOLO
Si è stimato che almeno una donna su quattro sia stata esposta in qualche misura agli effetti negativi del fumo di sigaretta per tutta la gravidanza. Se dalle mamme si passa ai piccoli, è emersa una quota molto limitata di bambini (circa il 3% nei primi 6 mesi e a 12 mesi di vita) esposta a fumo passivo (significa che gli adulti fumano in casa in presenza del piccolo), ma ben il 17% di questi bambini viene esposto più di un’ora al giorno.
TROPPO ALCOL NELLE MAMME IN GRAVIDANZA
Il 9% delle donne ha dichiarato di aver bevuto abitualmente nel primo trimestre di gestazione e il 4% di averlo fatto durante tutta la gravidanza. Sebbene il numero di “unità di bevande alcoliche” settimanale assunto sia limitato, circa il 18% delle donne nel primo e secondo trimestre e il 13% nel terzo trimestre ha superato le 4 unità a settimana che le linee guida anglosassoni pongono come limite massimo (anche se la raccomandazione in tutti i paesi, Italia compresa, è di astenersi dal bere alcolici durante la gravidanza).
TRASCURATA L’ASSUNZIONE DI ACIDO FOLICO
Solo il 30% delle mamme ha assunto acido folico prima del concepimento. Questa misura, che riduce sensibilmente il rischio di alcune importanti malformazioni congenite del bambino, in particolare della spina bifida, è quindi ancora poco diffusa nel nostro paese e questo nonostante l’80% delle donne arruolate in “Piccolipiù” abbia dichiarato di aver cercato la gravidanza tema della ricerca.
POCO SPORT E MOVIMENTO NELLE GESTANTI
Solo una donna su quattro ha praticato sport durante la gravidanza in maniera non saltuaria. Inoltre una donna su tre ha riportato di essersi cimentata almeno una volta alla settimana in attività come passeggiare a passo spedito o andare in bicicletta, in media per 3-4 ore alla settimana. Pur non essendoci ancora linee guida italiane sul tema, le Linee guida di altri paesi consigliano una attività fisica regolare di moderata intensità per più giorni a settimana. Ciò è importante per la prevenzione di obesità e diabete gravidico e per le conseguenze sul bambino. Prima dell’inizio della gravidanza il 13% delle donne risultava in sovrappeso e il 6% obeso, condizioni che possono avere un effetto sulla salute di mamma (diabete gravidico, ipertensione) e nascituro.
POCA ATTENZIONE ALLA POSIZIONE DEL LATTANTE MENTRE DORME
Solo il 76% dei bambini indagati dallo studio dormiva in posizione supina (a pancia in su) a due mesi di vita. Questa posizione risulta protettiva nei confronti della morte in culla (SIDS). Nella popolazione “Piccolipiù” a due mesi di vita il 7% dei bambini dormiva prono e il 18% di fianco, posizioni entrambe sconsigliate dalle raccomandazioni nazionali e internazionali. Le stesse raccomandazioni consigliano come ambiente di sonno più sicuro, la culla posta nella stanza dove dormono i genitori. ll 62% dei genitori di Piccolipiù attuano questo comportamento protettivo.
ALLATTAMENTO BREVE E SCARSA INTEGRAZIONE DI VITAMINA D
Dallo studio emerge che al momento della dimissione dall’ospedale il 77% dei bambini era allattato al seno in maniera esclusiva ma questa percentuale si riduce progressivamente nei mesi, scendendo al 46% al quarto mese di vita del bambino e al 26% al quinto. Nei primi 6 mesi di vita quasi tutti (l’85%) i bambini hanno ricevuto una supplementazione con vitamina D, importante per un adeguato sviluppo delle ossa ma anche per prevenire altri problemi ad esempio le infezioni respiratorie. A 12 mesi però la percentuale scende già al 62%.
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Il 72% dei genitori intervistati ha dichiarato che il bambino di un anno rimane davanti alla televisione o ad altro media elettronico (Pc, tablet, smartphone) acceso, senza differenze tra giorni feriali o fine settimana. Nel 21% dei casi l’esposizione è già superiore ad 1 ora al giorno. L’8% dei genitori ha dichiarato di lasciare il bambino da solo davanti alla televisione.