Il cervello dei piloti, più reattivo quello dei più anziani

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Prima di affrontare un volo, è bene chiedere quanti anni abbia il comandante. Più è vecchio e più sarete al sicuro in caso di imprevisto Lo rivela una ricerca condotta negli Stati Uniti sui piloti d’aereo.

L’atterraggio di un aereo è una delle più difficili tecniche di pilotaggio da padroneggiare e le statistiche mostrano che il 36 per cento di tutti gli incidenti aerei e il 25 per cento dei decessi si verificano proprio durante l’avvicinamento finale alla pista. Una nuova ricerca curata dagli scienziati della Stamford University School of Medicine e del sistema sanitario VA Palo Alto rivela che i piloti esperti (over 50 anni) sanno prendere decisioni migliori in questa fase rispetto ai colleghi più giovani, perché il loro cervello si comporta in modo più efficiente. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLoS ONE e potrebbe portare a tecnologie e tecniche che addestrano i piloti a comportamenti cerebrali più efficienti al fine di migliorare la sicurezza del volo.

LA TECNICA USATA PER STUDIARE I COMPORTAMENTI DEI PILOTI

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Le reazioni dei piloti più anziani sono più affidabili di quelle dei giovani

I ricercatori hanno collegato ad una risonanza magnetica 20 piloti – dei quali 12 moderatamente esperti e 8 piloti esperti – mentre operavano ad un simulatore di volo. Il simulatore riproduceva la cabina di pilotaggio di un aereo monomotore, ed i piloti sono stati istruiti ad atterrare in un aeroporto virtuale, quello di San Francisco.

Il processo è iniziato a 350 metri di altitudine. I piloti sono stati incaricati di iniziare la loro discesa basata solo sulla consultazione della strumentazione, come sarebbe tipico della maggior parte dei voli reali. Una volta che hanno raggiunto 200 piedi – l’altitudine alla quale la Federal Aviation Administration indica che si deve essere in grado di vedere chiaramente la pista per atterrare – il programma elaborato per la sperimentazione oscurava o annebbiava la visuale. A quel punto i piloti hanno avuto bisogno di osservare con un colpo d’occhio gli strumenti e prendere una decisione immediata se fare una riattaccata, ovvero abortire l’atterraggio o procedere comunque nell’avvicinamento alla pista. Dopo più tentativi per ciascun pilota, i risultati hanno dimostrato che i piloti esperti hanno preso la decisione giusta nell’80 per cento dei casi, mentre i piloti più giovani lo hanno fatto solo nel 64 per cento.

LA TESTIMONIANZA ARRIVA DALLA RISONANZA MAGNETICA

Ma il dato più interessante proviene dalla risonanza magnetica: a differenza di quanto si potesse immaginare l’attività cerebrale nel gruppo più esperto è dimezzata rispetto all’altro. «Ciò significa – spiega Maheen Adamson, autore principale dello studio e professore associato di psichiatria e scienze comportamentali alla Stanford – che questi piloti sono in grado di integrare le informazioni in  maniera più efficiente con meno risorse a disposizione. L’esperienza porta a sapere cosa guardare nel momento giusto». Un’abilità che sembrerebbe risiedere in un’area del cervello, il nucleo caudato, coinvolto nella regolazione dello sguardo e nella messa a fuoco di oggetti fissi. “I dati dimostrano che il pilota esperto sembra sapere cosa cercare, dove cercare e quando guardare – aggiunge Adamson – Questa abilità sembra risiedere nel nucleo caudato del cervello”. Si tratta di un’area del cervello coinvolta nella regolazione dello sguardo e dell’attenzione nello spostamento rapido degli occhi su oggetti fissi diversi..

Altre strutture cerebrali o meccanismi potrebbero giocare un ruolo nel processo visivo per i piloti. Ma questo lavoro apre la porta ad un abbinamento risonanza magnetica-simulatori di volo – qualcosa che la NASA sta già facendo in studi limitati – per l’impegno mentale nei test di pilotaggio durante le varie manovre di volo. I ricercatori potrebbero anche essere in grado di progettare lezioni interattive che guidano piloti meno esperti in comportamenti che simulano l’attività del cervello più efficiente di altri piloti esperti.

ESERCITARSI DALLA POLTRONA DI CASA

Sono innumerevoli sul mercato i simulatori di volo elettronici che possono essere istallati sul pc di casa per le finalità le più svariate, dal piacere di sentirsi pilota senza brevetto nè responsabilità, alla scoperta di una possibile inclinazione dei nostri figli oppure, per chi è già professionista, esercitarsi e non perdere l’occhio sule manovre da compiere.  Tra i più gettonati, valido per tutti gli obiettivi su riportati, c’è A380 Special Edition: Add-On for FS 2004/FSX (PC CD) [Edizione: Regno Unito] che dà la sensazione di prendere in mano la cloche di un Airbus A380. E sempre di modelli Airbus è il Flight Simulator X – Airbus Family Vol. 1 A318-A321 [Edizione: Germania]. Il Microsoft Flight Simulator X for Pilots: Real-World Training è talmente preciso ch viene suggerito per il training degli studenti che vogliono diventare piloti. Se al volo civile preferite quello militare, il Fighter Pilot 2 (PC) [Edizione: Regno Unito] fa al caso vostro. Se invece si vuole sedere nel cockpit di un Tornado ecco il Flight Simulator X – Panavia Tornado Special Edition [Edizione: Germania]. Una vera guerra nei cieli si vive prendendo in mano il joy-stick del Combat Flight Simulator 3: Battle for Europe. Infine, eccolo l’accessorio indispensabile per chi vuole provare il brivido del volo comodamente seduto sulla poltrona di casa: PS3, PC – Joystick T-Flight Hotas X – THR.

4 COMMENTS

  1. Per lavoro sono costretto a volare spesso, fortunatamente per brevi tratte, al più europee, e posso dire che mi sono sempre sentito più sicuro con i comandanti degli aerei dai capelli bianchi che con i giovani. La sensazione che ne ho sempre ricatato è che i piloti siano addestrati più a tavolino che in volo, per questione di risparmio dela compagnia e di sicurezza del patrimonio aereo

    • Come potrà lei stesso verificare attraverso i link agli abstract della ricerca, si tratta di uno studio scientifico condotto anche attraverso strumentazione specifica. Che si tratti di “boiate” ovviamente è un suo giudizio

  2. Non per sminuire la ricerca o la notizia, ma mi sembra assolutamente ovvio che una maggiore esperienza porti a performance migliori, in tutti i campi di specializzazione umana direi. Forse l’innovazione prodotta da questo studio è nell’aver quantificato questa differenza di prestazioni? Non è che un campione di 20 piloti sia un po’ poco per generare dati statistici affidabili e generalizzabili?

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