
Allarme meningite: i media e, ancor di più, l’opinione pubblica sono terrorizzati dal bollettino medico quotidiano che rappresenta questa escalation di infezioni non solo in Italia ma anche in Francia ed in altri Paesi europei. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, solo in Italia, nel 2015 si sono registrati 196 casi; per il 2016 non ci sono dati definitivi ma si stima che siano leggermente superiori (175 casi accertati fino al 16 novembre), con epicentro soprattutto nel centro Italia (in particolare Toscana, 26 casi nel 2016 con 6 morti).
LA DIFFICOLTA’ DELLA DIAGNOSI
Perché la meningite sia una malattia tanto temuta è facile capirlo. Innanzitutto la difficoltà di inquadrare precocemente e facilmente la diagnosi: la sintomatologia, infatti, è scarsamente specifica. C’è poi la severità dell’esito clinico: a secondo dell’agente patogeno (13 diversi sierogruppi di meningococco Neisseria meningitidis, ma solo sei causano meningite e altre malattie gravi) può manifestarsi con una modesta febbricola che si risolve spontaneamente, sino a quadri con shock settici che possono evolvere in esito fatale. Infine, a mettere in ansia la popolazione, c’è l’abbandono della pratica della vaccinazione che ha aperto ampi varchi per la diffusione dell’infezione da meningococco.
IL VADEMECUM DEGLI SPECIALISTI
Per cercare di dare delle risposte ai tanti quesiti legati alle modalità di trasmissione (anche sessuale come indica QUESTO STUDIO) e al potere della vaccinazione contro il meningococco, il 29 dicembre l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato un vademecum redatto sotto la supervisione scientifica di Giovanni Rezza e Paola Stefanelli, del Dipartimento Malattie infettive dello stesso ISS. In modo chiaro e inconfutabile viene spiegato quando è il caso di vaccinarsi, quali sono le categorie più esposte al rischio di infezione (bambini piccoli e gli adolescenti, ma anche i giovani adulti), chi si deve vaccinare, a quale costo e con quali modalità. In particolare, l’incidenza della malattia invasiva da meningococco è maggiore nella fascia di età 0-4 anni e in particolare nel primo anno di vita in cui l’incidenza supera i 4 casi per 100.000. Tuttavia l’incidenza si mantiene elevata fino alla fascia 15-24 anni e diminuisce dai 25 anni in su.
IN QUESTA PAGINA potrete consultare le indicazioni degli specialisti dell’Istituto Superiore di Sanità.
In ogni caso è bene ricordare che il meningococo si trasmette da persona a persona attraverso le secrezioni respiratorie. Il meningococco è un batterio che risente delle variazioni di temperatura e dell’essiccamento: quindi fuori dell’organismo sopravvive solo per pochi minuti. La principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5% dei casi la malattia è trasmessa da persone affette dalla malattia.
DIFFICOLTA’ NEI VACCINI A ROMA
«La disorganizzazione della Regione Lazio è sempre più eclatante. Oggi, anche su un tg nazionale, vengono riportati i disagi che incontrano i cittadini che vogliono effettuare la vaccinazione contro la meningite». Così si esprime il 3 gennaio 2016 il capogruppo FI in Consiglio regionale del Lazio, Antonello Aurigemma. «Nel caso specifico – aggiunge – si è preso in considerazione un poliambulatorio di Roma in zona Tufello Val Melaina (III Municipio), con gli utenti costretti a file di ore e ore, a partire dalle sei di mattina per attendere l’apertura alle otto. Naturalmente, le persone sono comprensibilmente spazientite, anche perché pagano per questa vaccinazione. Inoltre – afferma ancora – molti sono costretti a tornare nei giorni successivi poichè al momento vengono effettuate quotidianamente circa 50 vaccinazioni, e comunque un numero inferiore rispetto alle richieste. Questo crea evidenti disagi ai cittadini. Per questo ho chiesto una convocazione urgente della commissione Salute per affrontare tale realtà – annuncia Aurigemma – che riguarda anche altre strutture del Lazio. L’obiettivo è che la Regione predisponga un giusto e adeguato piano di prevenzione, soprattutto in termini di organizzazione e programmazione, affinché si evitino i soliti disservizi, tipici della sanità zingarettiana, che anche oggi ci hanno portato alla ribalta sulle cronache nazionali». Non si registrano repliche da parte della Regione Lazio.
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