I papillomavirus sono virus estremamente comuni in tutto il mondo e, degli oltre 100 tipi di Hpv, 13 sono definiti Hpv ad alto rischio e sono collegati all’insorgenza di vari tipi di tumori, soprattutto quello cervicale. Il cancro della cervice uterina è una malattia responsabile globalmente di oltre 270 mila decessi l’anno, l’85% dei quali in Paesi in via di sviluppo. Nelle società in crescita economico-sociale questo tumore è ancora la seconda causa di morte per cancro nelle donne, mentre nel mondo Occidentale il numero dei casi e quello dei decessi continuano a diminuire grazie soprattutto all’introduzione del Pap-test, uno strumento di diagnosi precoce molto efficace. In Italia ogni anno si manifestano circa 3.500 nuovi casi, mentre una donna su 10.000 riceve una diagnosi di tumore della cervice in forma avanzata, ma le probabilità di morire a causa di questa malattia sono inferiori all’1‰.
LE NUOVE LINEE GUIDA DELL’OMS
Una panoramica su quello che è, o dovrebbe essere, un approccio completo alla prevenzione e al controllo del cancro della cervice: è ciò che offre la nuova guida “Comprehensive cervical cancer control: a guide to essential practice“, pubblicata dall’Oms a dicembre 2014. Il documento, pensato per decisori e operatori sanitari, vuole essere uno strumento pratico per affrontare con maggior efficacia questa temibile patologia. La guida, che aggiorna l’edizione del 2006, include i recenti sviluppi nella tecnologia e le strategie che potrebbero migliorare l’accesso delle donne ai servizi di prevenzione, diagnosi e cura del tumore della cervice. Tra le principali indicazioni fornite dal documento: vaccinare le ragazze tra i 9 e i 13 anni d’età con due dosi di vaccino anti-Hpv; introdurre il test Hpv per lo screening del tumore cervicale; estendere la comunicazione a un’audience più ampia che includa decisori, operatori sanitari, famiglie, adolescenti e insegnanti; affrontare le disuguaglianze; incentivare la collaborazione tra servizi, professionisti, organizzazioni e programmi di salute diversi per garantire il successo della prevenzione e del controllo del cancro cervicale.
LE REGIONI IN RITARDO NELLA CAMPAGNA DI VACCINAZIONE
Un’arma preventiva molto efficace introdotta dal 2010 anche in Italia è quella della vaccinazione della popolazione giovanile. Ma non tutte le regioni procedono con lo stesso passo spedito rispetto a questa pratica. Il rapporto del Reparto di epidemiologia di malattie infettive del Cnesps-Iss indica al 30 giugno 2014, una copertura per ciclo completo di vaccino del 70% raggiunta da 12 Regioni per la coorte di nascita 1997, da 14 Regioni per la coorte 1998, da 13 Regioni per la coorte di nascita 1999, da 10 per la coorte 2000 e solo da 6 Regioni per la coorte 2001. Dopo quattro anni dall’avvio del programma di immunizzazione contro l’Hpv, la copertura vaccinale sembra essersi stabilizzata intorno al 70%, senza mostrare l’incremento atteso nelle nuove coorti invitate. Continua a essere evidente una variabilità tra i dati regionali, che contrasta con la necessità di garantire in modo uniforme a tutta la popolazione un uguale diritto di accesso agli interventi di prevenzione vaccinale che rientrano nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Riguardo alle percentuali di vaccinazione della popolazione femminile a rischio (giovani dai 14 ai 17 anni), i risultati variano da regione a regione. Si passa dalla virtuosa Sardegna (90,2/81,8% a seconda dell’età) alla disastrosa Sicilia (61/68,1%). Il Lazio si attesta nel range percentuale 69,3/77,7 e la Lombardia su 68,1/79,2%.
QUALE PREVENZIONE PER LA DONNA ADULTA?
L’AIRC, Associazione italiana ricerca sul cancro, traccia elementi ci chiarezza rispetto a questa patologia. Limitare il numero dei partner sessuali e cercare di evitare rapporti con persone a rischio restano due consigli utili per la prevenzione, anche se la strategia vincente in questo senso si basa sui controlli ginecologici regolari. Nel corso della visita, infatti, il ginecologo può effettuare il Pap-test, un esame veloce e indolore che permette di identificare le lesioni pre-cancerose negli stadi iniziali; a partire dall’inizio dell’attività sessuale, e comunque non oltre i 25 anni e almeno fino ai 70 anni, tutte le donne dovrebbero sottoporsi a questo esame con regolarità una volta ogni tre anni, a parte casi particolari.