L’ Helicobacter pylori (HP), detto comunemente anche elicobatterio, è un batterio Gram-negativo che infetta cronicamente lo stomaco di oltre il 50% della popolazione umana e rappresenta una delle principali cause di cancro gastrico, linfoma gastrico, autoimmunità gastrica e ulcera peptica. Il meccanismo cancerogenico sta nella produzione da parte di Helicobacter pylori di una proteina, la HP1454, caratteristica dell’infiammazione cronica.
Lo rivela il lavoro frutto di una cooperazione internazionale guidata dall’immunologo Mario Milco D’Elios dell’Università degli Studi di Firenze e da Marina de Bernard dell’Università di Padova, pubblicato sulla rivista Cellular Microbiology con il titolo “The lipoprotein HP1454 of Helicobacter pylori regulates T cell response by shaping T Cell Receptor signalling“.
Il lavoro dimostra che l’ Helicobacter è in grado di stimolare a livello gastrico un tipo di infiammazione cronica che, invece di essere protettiva, diviene un mattone essenziale per la genesi del tumore. «Di fatto – riassume D’Elios – è l’aspetto più importante per lo sviluppo del cancro». Gli esperti sono giunti a questa conclusione studiando i tessuti gastrici ottenuti da pazienti con cancro e da individui sani di controllo. Hanno visto che Helicobacter pylori determina l’attivazione di tutta una serie di proteine infiammatorie, (interferone gamma, interleuchine e chemochine infiammatorie), che a lungo andare tracciano la strada che conduce al cancro. Il processo infiammatorio dura anni e procede attraverso diversi stadi. L’infiammazione evolve verso la gastrite cronica, quindi verso l’atrofia gastrica (lesione precancerosa) e altri stadi patologici che sboccano nel cancro.
«Abbiamo scoperto – riferisce D’Elios – anche una proteina del batterio (HP1454) che promuove l’infiammazione nociva, e visto che nei tessuti malati, ma non nei sani, vi è un maggior numero di cellule immunitarie specifiche per questa molecola, che guidano l’infiammazione verso il cancro, producendo in maniera abnorme intereuchina 17 e interferone gamma». L’ Helicobacter, ricorda D’Elios, è classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) come oncogeno di classe I; il suo impatto sul cancro gastrico è simile a quello del fumo sul cancro del polmone.
L’1% dei soggetti infettati da Helicobacter sviluppa cancro dello stomaco che, con circa un milione di nuovi casi l’anno nel mondo, si colloca al quarto posto tra le neoplasie più diffuse, ed è al secondo posto come causa di morte tra i tumori. Diventa sintomatico quando è in genere già in fase molto avanzata e pertanto è spesso gravato da cattiva prognosi. In Italia e in Europa la sopravvivenza a 5 anni è del 10-30%. In Giappone, dove è presente da tempo una campagna di prevenzione molto accurata, la sopravvivenza a 5 anni sale addirittura al 90%.
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Lo studio ha un impatto potenziale enorme per la prevenzione del tumore, conclude D’Elios: «potrà consentire in futuro alla messa a punto di test predittivi di ‘cattiva infiammazione gastrica pro-cancrò per identificare tra coloro che hanno Helicobacter quelli a maggior rischio di sviluppare il tumore, che dovranno essere trattati con terapia eradicante il batterio».
DIAGNOSI E TRATTAMENTO
E’ possibile accertare se il nostro organismo è venuto a contatto con l’ Helicobacter, e quindi siamo infettati, attraverso comodi test domiciliari. Il più apprezzato dagli utenti è questo Prima home test dall’affidabilità dei risultati superiore al 90%. Basta una goccia di sangue per una diagnosi domiciliare anche per l’autotest GIMA 24529 che offre risultati in appena 10 minuti di tempo. Doppia confezione per un esame di coppia con questo GSE Test HP.
Il trattamento per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori non è cosa semplice. In questa pagine è possibile trovare un vero trattato per le linee guida indicate a livello internazionale. Viene sottolineato che nello scegliere un regime di trattamento i pazienti devono dare comunicazione sulle precedenti esposizioni agli antibiotici e queste informazioni dovranno essere incorporate nel processo decisionale. Per il trattamento di prima linea, la tripla terapia con claritromicina deve essere limitata ai pazienti senza storia precedente di esposizione ai macrolidi. La maggior parte dei pazienti darà però migliori risultati con terapia quadrupla con bismuto o terapia concomitante composta da un PPI, claritromicina, amoxicillina e metronidazolo.
In questa pagina trovi l’estratto dello studio pubblicato su Cellular Microbiology.