Con le feste non bisogna perdere di vista il giusto regime alimentare dei bambini e fare attenzione a servire la quantità giusta di pasti. Il prezzo che si rischia di pagare è l’obesità che dimostra un altro lato negativo, la predisposizione a maggiori patologie della retina. Sono le raccomandazioni dei pediatri dell’ospedale Bambino Gesù di Roma che in occasione delle feste hanno diffuso un memorandum destinato ai genitori dei piccini. Natale, Capodanno, Epifania sono momenti importanti di aggregazione della famiglia, di vicinanza emotiva, di condivisione. Si trascorre molto tempo a tavola, si mangiano insieme i piatti preparati, si riportano sulla tavola i sapori e i piatti legati al ricordo e alle usanze dei genitori e dei nonni. È perciò facile e comprensibile che, nell’euforia dei festeggiamenti, ci si lasci andare a qualche tentazione alimentare. Ecco dunque come comportarsi.
COSA FARE A TAVOLA PER TUTELARE I PIU’ PICCOLI
A tavola cercare di:
– non assumere porzioni abbondanti;
– evitare di fare il bis di una portata;
– evitare di accompagnare ogni portata con il pane, o di mangiarne in abbondanza tra una pietanza e l’altra;
– lasciare uno spazio per frutta e verdura.
Anche se i nostri bambini sono, tra i coetanei europei, quelli che consumano mano quantità di frutta e verdura, senza tradire le tradizioni gastronomiche legate al Natale, infatti, è importante conservare l’abitudine sana di nutrirsi anche di quei piatti e prevedere nel menù stuzzichini e portate a base di legumi, pesce e cereali. Essere in vacanza significa anche maggior tempo libero a disposizione, di cui si potrebbe approfittare per mettere in movimento tutta la famiglia, un’occasione per passeggiare, camminare e fare un po’ di movimento. Si scelgano tre pasti principali (colazione, pranzo, cena) e due spuntini (preferibilmente a base di frutta), non dimenticando di inserire almeno 2-3 porzioni di verdura. Se poi rimane qualche fetta di pandoro o panettone, meglio consumarla a colazione, con una tazza di latte. Un modo in più per rafforzare l’abitudine a non trascurare il primo pasto quotidiano. Nelle giornate in cui, comunque, il pranzo o la cena siano particolarmente ricchi, l’altro pasto principale della giornata sarà più leggero con un piatto unico con verdura e frutta. Sul tema dell’obesità infantile il Ministero della Salute ha avviato una campagna d’educazione alimentare rivolta ai genitori.
L’OBESITA’ INFANTILE DANNEGGIA LA VISTA
Le raccomandazioni valgono ancora di più per contrastare l’obesità infantile legata a possibili danni alla vista. È quanto emerge da uno studio del Bambino Gesù condotto sulla base del presupposto che negli ultimi 20 anni si è assistito a una crescente epidemia di obesità infantile e – conseguentemente – di sindromi ad essa correlate. Il Ministero della Salute riporta che in Italia il 25% di bambini è sovrappeso, con un picco che si registra nella fascia d’età 9-11 anni, nella quale il 13% della popolazione risulta obesa. «Col progressivo aumento del numero di bambini sovrappeso e obesi – segnala una nota dei sanitari dell’ospedale pediatrico – anche la steatosi epatica non alcolica (Nafld) ha raggiunto proporzioni epidemiche, diventando la patologia epatica cronica di più frequente riscontro in età pediatrica nel mondo occidentale. Si stima che una percentuale vicina al 15% dei bambini sia affetta da questa patologia. Percentuale che sale notevolmente – oltre il 50% – se consideriamo la popolazione di bambini obesi. Un dato che aiuta a comprendere i numeri emersi dallo studio del Bambino Gesù alla luce del fatto che numerosi studi nell’adulto avevano già riportato l’associazione tra danno vascolare della retina, obesità e – appunto – sviluppo di sindrome metabolica. Alterazioni del microcircolo retinico sono state infatti correlate all’insulino-resistenza, al diabete di tipo II, all’ipertensione e allo sviluppo della sindrome metabolica».
«Lo studio portato avanti dai medici del Bambino Gesù- prosegue il comunicato – ha coinvolto circa 1000 bambini nell’arco di due anni e ha reso evidente l’associazione tra obesità infantile, alterazioni del microcircolo retinico e sviluppo della sindrome metabolica. La percentuale di bambini che presentavano alterazioni della retina è stata del 9% a fronte di una percentuale prossima allo zero nella popolazione pediatrica normopeso». «I bambini con retinopatia severa – spiega il dottor Valerio Nobili, responsabile di malattie epato-metaboliche del Bambino Gesù – avevano livelli più elevati di trigliceridi, una maggiore insulino-resistenza e un ridotto calo fisiologico notturno della pressione arteriosa sistolica, un indice predittore di ipertensione arteriosa». «Lo studio – aggiunge il comunicato – ha inoltre riscontrato anche una correlazione tra grado di retinopatia e progressione del danno epatico. Il dato dimostra che un grado severo di retinopatia si associa, spesso, alla presenza di un grado più elevato di fibrosi epatica».