In Italia su sei bimbi attesi da una gravidanza, uno resta un angioletto. Nel 2012, ultimo anno di rilevazione, l’Istat ha rilevato 103.191 interruzioni volontarie della gravidanza, 6.850 in meno rispetto al 2011. E’ importante sottolineare che in quello stesso anno sono stati 534.186 gli iscritti in anagrafe per nascita, oltre 12 mila in meno rispetto al 2011. Il rapporto tra aborti e bambini nati è di poco inferiore a uno su cinque. E’ quanto emerge dalla attenta lettura dei dati sull’ultimo rapporto Istat riguardante la Popolazione relativamente al tema delle interruzioni di gravidanze.
L’ITALIA VIRTUOSA TRA LE NAZIONI EUROPEE
Secondo le statistiche demografiche l’Italia resta uno dei Paesi dell’Unione europea con il più basso livello di abortività volontaria. Nel 2012, il tasso risulta pari a 7,6 aborti per 1.000 donne di età 15-49 anni (7,8 per mille nel 2011). Agli estremi della scala europea si collocano la Germania (7,2%) e l’Estonia (23,7%): i valori più elevati si riferiscono a quasi tutti i Paesi dell’Est Europa con l’eccezione della Svezia (20,8%). Un numero percentuale più basso del nostro appartiene anche alla Grecia (7,3%) e all’Austria (1,4% ma i dati sono del 2000).
SETTE REGIONI SOPRA LA MEDIA NAZIONALE
Le differenze regionali vanno assottigliandosi nel corso del tempo: nel 2012 il valore più elevato del tasso di abortività volontaria spetta alla Liguria (10,2), quello minimo alla Provincia Autonoma di Bolzano (4,3). Al di sopra della media nazionale (7,6%) oltre alla Liguria si collocano anche Puglia (9,6%), Emilia Romagna (9,1%), Piemonte (9%), Umbia (8,8%), Valle d’Aosta (8,7%), Lazio (8,6%), Toscana (8,4) e Abruzzo (8,1%). Nel 1982 la Puglia aveva un tasso pari a 26,0 e la Provincia Autonoma di Bolzano a 8,7.
ANCORA ALTO IL NUMERO DI DONNE MINORENNI
La classe di età con il tasso di abortività più elevato è quella delle 25-29enni (12,8 per mille). Per tutte le classi di età si è registrato un declino dei tassi di abortività, meno accentuato nelle classi più giovani. Risulta stabile negli ultimi anni il ricorso all’aborto volontario da parte di donne minorenni: nel 2012 si sono registrati 3,9 casi ogni 1.000 donne di età 15-17. L’incidenza dell’aborto volontario risulta più elevata tra le donne nubili (8,1 per mille) che tra quelle coniugate (6,5 per mille). Fino a metà degli anni Duemila la quota di Ivg effettuate dalle coniugate è sempre stata superiore a quella delle donne nubili.
LE IMMIGRATE CINESI AL VERTICE DEL FENOMENO
Tra i gruppi più numerosi di stranieri residenti in Italia, il tasso di abortività risulta più elevato per le donne cinesi (30,0 casi di Ivg per 1.000 donne cinesi di età 15-49 anni), seguite da rumene (22,7), albanesi (16,6) e marocchine (16,2). Le donne straniere presentano livelli di abortività molto più elevati delle donne italiane e sono mediamente di due anni più giovani: le prime hanno un’età mediana di ricorso all’aborto volontario pari a circa 29 anni, le nostre connazionali di 31 anni.
UNA INTERRUZIONE SU QUATTRO E’ UNA RIPETIZIONE
La percentuale di Ivg ripetute è pari al 26,6% di quelle totali. In particolare le interruzioni volontarie di secondo ordine (cioè precedute da una sola Ivg) sono il 18,7%, quelle di terzo ordine il 5,3%, mentre le restanti (di ordine superiore) sono il 2,6%. Le donne separate, divorziate o vedove presentano una quota più elevata (36,8%) rispetto a quella delle coniugate (28,9%) e a quella della nubili (22,6%).