Sperimentazione sugli animali: all’italiana Giorgia Pallocca il premio “cruelty free”

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Svolgere ricerche sull’interazione delle sostanze chimiche sul corpo umano è possibile anche senza il ricorso alla sperimentazione animale, il cosiddetto metodo cruelty free. Una circostanza sempre sostenuta dai movimenti animalisti e confermata dall’aggiudicazione del Lush Prize, il più grande fondo nel campo della sperimentazione non animale giunto alla sua quinta edizione, che nel 2016 ha premiato un’italiana.

IL PREMIO A UN “CERVELLO IN FUGA”

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La ricercatrice Giorgia Pallocca con il Lush Prize

Tra i vincitori del Lush Prize, infatti, figura una giovanissima ricercatrice italiana: la romana Giorgia Pallocca, 30 anni, si è aggiudicata 10.000 sterline per un progetto di ricerca sviluppato nell’ambito dell’Università di Costanza (in Germania), volto a testare l’impatto di sostanze chimiche sullo sviluppo del sistema nervoso embrionaleGiorgia Pallocca, romana di nascita, ha ottenuto il diploma di laurea triennale in biotecnologie sanitarie all’Università Cattolica di Roma e successivamente si è specializzata grazie al master in biotecnologie molecolari all’Università di Bologna. Durante gli studi ha maturato sempre di più la scelta di fare ricerca nelle alternative all’uso degli animali. Per questo motivo, alla fine degli studi, ha fatto domanda per un tirocinio presso l’European Center for Validation of Alternative Methods (EURL-ECVAM) al Joint Research Center (JRC) della Commissione europea che ha sede in Ispra, in provincia di Varese. Giorgia Pallocca è vegetariana ed ha sempre evitato ogni corso o progetto riguardante la ricerca sugli animali durante i suoi studi; il tirocinio presso il Joint Research Center di Ispra ha rappresentato il primo passo reale verso il suo futuro lavorativo. Alla fine del tirocinio (della durata di un anno) Giorgia ha proseguito in questo settore, facendo domanda per un dottorato di ricerca presso l’università di Costanza (Germania), al laboratorio di Baden Württemberg del prof. Leist, che è largamente conosciuto per la sua ricerca nell’ambito dei metodi alternativi per lo studio della tossicità del neuro-sviluppo. 

“Sono molto orgogliosa di aver ricevuto questo importante riconoscimento che rappresenta un piccolo passo in avanti verso la completa abolizione della sperimentazione sugli animali – spiega la ricercatrice – Lo scopo del progetto che ho presentato in occasione del Lush Prize 2016, è quello di sviluppare modelli non animali per testare l’impatto di sostanze chimiche, come pesticidi o medicinali, sullo sviluppo embrionale, in particolare del sistema nervoso embrionale“. La ricerca potrà rivelarsi preziosa anche per fare maggior chiarezza nell’uso di QUESTI DISERBANTI e di QUESTE SOSTANZE PLASTICHE.

330MILA STERLINE L’ANNO IN DIFESA DEGLI ANIMALI

Il Lush Prize nasce da una collaborazione tra Lush, brand etico di cosmetici freschi e fatti a mano, e Ethical Consumer, cooperativa di ricerca e consulenza. Nel 2016 il fondo è stato suddiviso tra 12 progetti di ricerca presentati da 8 Paesi cui si aggiungono 8 giovani scienziati premiati in due ulteriori cerimonie in Canada e Corea del Sud (portando il fondo a un totale di 330mila sterline). Il Lush Prize annovera già altri 5 italiani tra i vincitori delle edizioni precedenti. Nel 2015 è stata premiata Elena Kummer, che si è aggiudicata 10.000 sterline per un progetto di ricerca sugli allergeni sviluppato nell’ambito dell’Università degli Studi di Milano. Altre due italiane erano salite sul podio del Lush Prize nel 2013: la piemontese Simona Martinotti, dell’Università del Piemonte Orientale, sede di Alessandria, premiata per la ricerca nella cura delle ferite con rimedi a base di prodotti naturali e medicina naturale, e Anna Maria Bassi del LARF presso l’Università di Genova, nella categoria per lo sviluppo e il lancio di corsi di formazione nella ricerca su culture di cellule animal free in accordo con le leggi. Nel 2012 premiato il Centro Comune di Ricerca JRC Ispra di Varese : del suo team fa parte anche l’italiana Milena Mennecozzi che ha rivolto buona parte del suo lavoro alla ricerca di metodi in vitro per la valutazione della tossicologia. Il premio per i giovani ricercatori, del valore di £ 12.500, è stato consegnato a Chiara Scanarotti  dell’Università di Genova per il suo lavoro relativo alla sensibilizzazione della pelle a miscele chimiche.

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