Paraplegia: tornare a muoversi con piccole scariche elettriche

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PARAPLEGIASperanze concrete nel trattamento della paraplegia e nella riabilitazione. Una nuova procedura non invasiva che stimola il midollo spinale è riuscita a restituire un movimento ritmico alle gambe di cinque uomini completamente paralizzati.

IL POTERE DELLE SCARICHE ELETTRICHE

Si tratta del primo caso al mondo nel quale i movimenti volontari delle gambe sono stati riconsegnati senza intervento chirurgico in pazienti completamente paralizzati. “Questi risultati ci dicono che dobbiamo guardare alle lesioni del midollo spinale in un modo nuovo”, ha detto Victor Reggie Edgerton, professore presso l’Università di California, Los Angeles (USA) autore senior della ricerca “Noninvasive Reactivation of Motor Descending Control after Paralysis” pubblicata sul Journal of Neurotrauma.
Edgerton, coadiuvato da una corposa squadra di ricercatori, aggiunge che, “anche se probabilmente ci vorranno anni prima che i nuovi approcci siano ampiamente disponibili, c’è da ritenere che già da ora sia possibile migliorare significativamente la qualità della vita per i pazienti con gravi lesioni del midollo spinale, e per aiutarli a recuperare più funzioni del corpo“.
“Alle persone che sono paralizzate spesso viene detto molto presto, ‘Non c’è speranza perché non c’è la possibilità di recuperare le funzioni al di sotto della lesione’. Questo gli è stato detto per decenni e succede tuttora. Ma questa è un’affermazione ridicola prima e lo è ancora di più adesso” sottolinea Edgerton.
Nella nuova ricerca, cinque uomini sono stati affidati ad una sessione di allenamento di 45 minuti a settimana per 18 settimane. Per quattro settimane, agli uomini sono state somministrate due volte al giorno dosi di buspirone, un farmaco spesso usato per trattare i disturbi d’ansia.
I ricercatori hanno posizionato elettrodi in punti strategici sulla pelle, nella parte posteriore, inferiore e vicino al coccige e poi somministrato un unico modello di correnti elettriche. Le cariche elettriche non hanno causato alcun disagio ai pazienti, che stavano sdraiati.
Il fatto che essi hanno riguadagnato il controllo volontario così rapidamente deve significare che avevano connessioni neurali che erano dormienti, che abbiamo risvegliato“, ha detto Edgerton.

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