Nefropatie croniche: olio e vino bianco fanno bene

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VINO.OLIOLe infezioni renali trovano giovamento nel consumo di due-tre bicchieri di vino bianco al giorno combinato con condimenti ricchi di olio d’oliva extravergine a crudo. Per ora la tesi scientifica è dimostrata solo su un campione di venti soggetti ma gli studiosi ritengono che le prove siano inequivocabili.

A sostenerlo è la ricerca coordinata dall’Università degli Studi di Milano e pubblicato dalla rivista Blood Purification, secondo la quale, in queste patologie infiammatorie, l’effetto è maggiore se si combina il vino con l’olio extravergine di oliva. L’analisi è stata condotta, presso l’unità di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Versilia a Viareggio, su 10 pazienti con patologie croniche dei reni confrontati con 10 volontari sani. Questi pazienti erano soliti consumare vino rosso ed è stato chiesto loro di sostituirlo con un vino bianco, di prezzo moderato e comunemente reperibile nei supermercati, sotto stretto controllo medico. Dopo un periodo di 15 giorni di astinenza i soggetti sono stati assegnati o a una dieta con un consumo controllato di vino bianco, circa due o tre bicchieri al giorno, insieme a olio di qualità o a una solo con l’olio extravergine per dieci giorni, per poi invertirle. «Il consumo di vino bianco in pazienti nefropatici – spiega Alberto Bertelli, uno degli autori e il coordinatore della ricerca – produce un abbassamento dei parametri infiammatori IL6 (interleuchina6 prodotta per suscitare una reazione immunitaria) e PCR (Proteina C Reattiva prodotta in presenza di stati infiammatori) di circa il 40% in 15 giorni di trattamento. Si dimostra una sinergia positiva con il consumo di olio extravergine di oliva nella dieta. Una possibile spiegazione al fenomeno è data dall’effetto biologico di alcuni monofenoli (tirosolo e idrossitirosolo) presenti nell’olio extravergine di oliva e nel vino bianco».

Queste conclusioni, afferma infine Bertelli, «meritano di essere confermate da uno studio clinico con un maggior numero di pazienti e protratto per maggior tempo ma già sin d’ora possiamo dire che anche il consumo moderato di vino bianco, in queste patologie infiammatorie, ha un effetto positivo per la salute e potrebbe contribuire a migliorare la qualità della vita di pazienti che già subiscono fin troppe restrizioni dietetiche».

Nel 2008 l’epidemiologo statunitense Arthur Klatsky, a capo del Kaiser Permanente Medical Care Program di Oakland in California, aveva verificato che chi consuma alcol morigeratamente e di derivazione dal vino, ha minori possibilità di andare incontro a gravi patologie cardiovascolari, una per tutte l’infarto, rispetto ai totali astemi. Ma c’è di più, dallo studio effettuato dallo scienziato americano, su 130 mila pazienti osservati per un tempo di sette anni si è anche evinto un fatto che il vino bianco è più salutare e terapeutico di quello rosso (mentre prima si pensava il contrario) e che sono le donne più che gli uomini ad essere protette da accidenti vascolari, se misurate consumatrici di vino appunto bianco.

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