Sempre più giurisdizioni in tutto il mondo, come dimostra anche la Regione Toscana in Italia, propendono per l’accesso libero alla cannabis. E diversi farmaci basati sul principale componente psicoattivo THC sono stati approvati dalle organizzazioni sanitarie. Tuttavia, la comunità scientifica ritiene che c’è ancora molto lavoro da fare per capire meglio l’efficacia di questa pianta nel trattamento del dolore, degli spasmi e nelle altre condizioni.
Gli esperti di tutto il mondo si sono riuniti nel convegno “Cannabis and Medicine: A New Frontier in Therapeutics“ organizzato dalla Canadian McGill University presso l’Associazione americana per l’avanzamento della scienza, negli Stati Uniti, per discutere di questo argomento. Ad esempio, il dr. Ware, specialista del dolore presso la clinica del General Hospital di Montreal, ritiene la marijuana un’opzione attraente ma, tuttavia, non adatta per tutti i pazienti. “Non credo che tutti i medici devono prescrivere cannabis medica, e che tutti i pazienti possono trarne beneficio, ma è il momento di rafforzare la nostra base di conoscenze scientifiche e di discuterne con attenzione insieme con i pazienti“, dice.
Perché se è “vero e plausibile” che l’esposizione alla cannabis è pericolosa per lo sviluppo del cervello dei bambini e degli adolescenti, troppo pochi studi prospettici sono stati fatti per definire dati validi, secondo il dr. Igor Grant, direttore del Centro per la ricerca sulla cannabis medica negli Stati Uniti. “Nonostante la credenza comune che l’uso di cannabis provochi danni al cervello, meta-analisi di studi neurocognitivi dettagliati non dimostrano un declino cognitivo significativo per gli utenti in trattamento“, aggiunge. “Inoltre, nelle diagnosi per immagini del cervello, i risultati sono variabili e gli studi più approfonditi non mostrano effetti”.