Ridurre il quantitativo di sale presente nella nostra alimentazione può portare alla riduzione, se non addirittura all’eliminazione, del mal di testa in chi ne soffre. Ne è convinta l’equipe di ricercatori guidata da Muhammad Amer, della Johns Hopkins University di Baltimora (Stati Uniti), che ha effettuato l’indagine “Effects of dietary sodium and the DASH diet on the occurrence of headaches: results from randomised multicentre DASH-Sodium clinical trial”. Al centro del lavoro la relazione tra la quantità di sale assimilata ed il mal di testa.
UN TERZO DI ATTACCHI IN MENO

Gli autori hanno reclutato 390 individui sottoponendoli a tre diversi “periodi” dietetici. Nella dieta assegnata, i partecipanti hanno mangiato cibo con alto contenuto di sodio durante un periodo, media quantità di sale in un altro periodo e, infine, nel terzo periodo basso contenuto di sodio, il tutto in ordine casuale. La riduzione pro-die è passata da 8 a 4-6 grammi al giorno. “Un apporto ridotto di sodio (presente nel sale sotto forma di cloruro n.d.r.) era associato a un rischio significativamente inferiore di mal di testa”, spiegano i ricercatori nel loro studio. In particolare, nel gruppo di partecipanti che ha dimezzato il consumo di sale i mal di testa sono risultati ridotti del 31%.
I nostri risultati – insistono i ricercatori – contrastano con la credenza popolare che una dieta ricca di frutta, verdura e potassio e basso contenuto di grassi insaturi possono ridurre la frequenza, o addirittura impedire, gli attacchi emicranici. Diversi fattori dietetici, tra cui il digiuno, le bevande alcoliche, il cioccolato, il caffè ed il formaggio, sembrano innescare cefalea vascolare (cluster o emicrania) negli adulti. In alcuni studi, un maggiore apporto di glutammato monosodico è associato con la presenza di attacchi di cefalea. Tuttavia, una recente studio aveva concluso che le prove sul rapporto tra l’assunzione di sodio glutammato ed il mal di testa è inconsistente: in uno studio su 200 adulti (età media 37,7 anni, 81% donne), il glutammato monosodico è stato identificato come un “innesco” per il mal di testa in soltanto cinque (2,5%) di participanti.
NON USARE PIù DI 6,5 GRAMMI AL GIORNO
I risultati di questo studio forniscono incoraggianti prove a sostegno delle raccomandazioni dietetiche per ridurre l’assunzione di sodio: raccomandazioni che sono attualmente basate sul rapporto diretto tra assunzione di sodio e pressione sanguigna. L’assunzione giornaliera di sodio in adulti che vivono in USA è già superiore al loro bisogno fisiologico e per molti individui, è molto superiore al livello massimo testato in questo studio. I nostri risultati supportano anche i recenti orientamenti dell’OMS per ridurre sodio assunzione di linee guida a meno di 8,7 grammi/giorno e l’American Heart Association di portarlo a 6,5 grammi giorno.
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