Lo zucchero trealosio nuova frontiera per la prevenzione e cura del Parkinson

Uno studio condotto dall’università di Trento sul Parkinson rilancia il possibile ruolo del trealosio, sostanza che suscita autofagia, meccanismo scoperto dal Nobel Yoshinori Ohsumi

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Studiando una rara forma ereditaria della malattia di Parkinson, ricercatori dell’Università di Trento hanno descritto un nuovo meccanismo patologico alla base della malattia che potrebbe in futuro essere sfruttato in chiave terapeutica anche per le forme non genetiche.

Il lavoro è pubblicato sulla rivista Brain, e ha visto il supporto del programma carriere della Fondazione Telethon, l’Istituto Telethon Dulbecco. Si stima che nel mondo siano oltre 10 milioni le persone colpite dalla malattia di Parkinson, che nella maggior parte dei casi ha insorgenza del tutto sporadica, anche se esistono anche rare forme familiari di origine genetica. La pubblicazione è stata ripresa dai principali giornali scientifici online con il titolo di “LRRK2 G2019S kinase activity triggers neurotoxic NSF aggregation“.

Il gruppo guidato da Giovanni Piccoli ha studiato una particolare proteina espressa sia nel cervello che in altri tessuti, LRRK2, che quando presenta la mutazione G2019S è responsabile di circa il 10 per cento delle forme genetiche di Parkinson. Con lo studio i ricercatori hanno scoperto che un particolare enzima in presenza della mutazione precipita e forma aggregati proteici che, a lungo andare, danneggiano le cellule nervose.

Alla luce di questi risultati, i ricercatori hanno verificato un possibile meccanismo per contrastare il fenomeno, l’autofagia. «Si tratta di un meccanismo intrinseco di cui dispongono tutte le cellule che permette di eliminare sostanze di scarto o dannose, come per esempio gli aggregati proteici potenzialmente tossici – spiega Piccoli -. Gli studi sull’autofagia, a partire dal lavoro del premio Nobel Yoshinori Ohsumi hanno permesso di identificare farmaci in grado di stimolarlo. Nel nostro caso, ci siamo concentrati su uno zucchero naturale, il trealosio, che abbiamo provato a sfruttare per stimolare l’autofagia. Il trealosio si è in effetti dimostrato efficace nel ridurre l’aggregazione proteica, la morte cellulare e i difetti motori e cognitivi nei diversi modelli preclinici di malattia. La possibilità di stimolare l’autofagia rappresenta quindi una strategia terapeutica promettente».

Un ausilio speciale suggerito da tutti i neurologi per aiutare i pazienti affetti da tremore è quello di impiegare per l’alimentazione speciali posate stabilizzate da un servomotore interno, illustrate in questo articolo.

La pubblicazione in lingua inglese può essere consultata presso questa pagina.

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