Aumentano i casi di ictus in Italia: si muore di meno ma i danni permanenti sono in crescita. Come prevenire l’ictus? Facendo attività motoria (anche semplicemente una passeggiata di 20 minuti a passo spedito), seguire una dieta mediterranea ed evitare di fumare. Riguardo all’assistenza, invece, si fa largo l’impiego dei robot e degli esoscheletri a vantaggio della riabilitazione dalle disabilità.
200MILA PERSONE L’ANNO COLPITE DA ICTUS
Statistiche e suggerimenti arrivano dal 17° Congresso Nazionale della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica – SIRN tenutosi a Pisa. Secondo i dati degli specialisti, sono circa 200mila i casi di ictus in Italia, di cui l’80% primi eventi e il 20% recidive, con un incremento del 2% circa in più l’anno rilevato dalle recenti statistiche sul campo. La causa è legata all’invecchiamento: poiché l’età media in Italia si sta innalzando, la tendenza è verso un aumento della sua incidenza. Nel contempo, però, si è ridotta la mortalità nella fase acuta: questo comporta un aumento della prevalenza, ossia la necessità di gestire i pazienti che sopravvivono e rappresentano la quotidianità per chi si occupa di riabilitazione.

“Un paziente su tre mostra un disturbo di un linguaggio dopo un ictus dovuto alla lesione delle aree del linguaggio: é la conseguenza di una lesione celebrale generalmente localizzata nella metà sinistra del cervello. Parlare, ricordare, leggere può diventare un’impresa – spiega il professor Stefano Paolucci, Direttore UOC Fondazione S.ta Lucia IRCCS di Roma – e deve essere trattato in maniera adeguata. Quello che risulta ancora complesso è stabilire un trattamento che risulti omogeneo tra tutti gli specialisti nella cosiddetta medicina basata sull’evidenza. Quale dunque il trattamento ideale? Esistono alcune tecniche classiche, come anche stimolazioni magnetiche e farmacologiche, per affrontare il problema, ma non ci sono dati certi sulla terapia ideale”.
COME PREVENIRE L’ICTUS
“Occorre monitorare costantemente pressione e funzione cardiaca – suggerisce il prof. Paolucci – Bisogna sempre seguire il giusto trattamento terapeutico in caso di ipertensione o patologie cardiache; svolgere una costante attività sportiva, va bene anche una passeggiata a passo spedito di 20 minuti; seguire una dieta mediterranea; evitare di fumare. E, attenzione: l’ictus non riguarda solo persone in età avanzata, nella nostra esperienza abbiamo casi che hanno colpito giovani e giovanissimi, laddove però le concause si rinvengono in problemi cardiovascolari. In caso di ictus, la finestra di intervento in cui agire terapeuticamente è di 4/5 ore: entro 3 ore occorre arrivare al Pronto Soccorso. E’ necessario un intervento immediato, chiamando il 118, perché il primo soccorso possa indicare, dopo il triage, quale struttura ospedaliera coinvolgere per l’intervento. Le stroke unit, unità dedicate al trattamento nelle primissime fasi, non sono distribuite in maniera omogenea sul territorio nazionale”.
ROBOTICA Ed ESOSCHELETRI
Dalla ricerca scientifica dell’ultimo decennio emerge un continuo e crescente interesse per sistemi robotici impiegabili per la riabilitazione e per l’assistenza. Un numero sempre maggiore di robot per queste applicazioni di grande impatto sociale è utilizzato in sperimentazioni cliniche e in alcuni casi in terapie riabilitative sempre più consolidate, grazie alle evidenze scientifiche che ne hanno dimostrato sicurezza per i pazienti, alta affidabilità ed efficacia del trattamento (in molti casi ancora parziale). Gli ultimi sviluppi si focalizzano verso i sistemi robotici indossabili (esoscheletri) con alcune componenti che si possono realizzare anche con stampanti 3D (come indica QUESTA APPLICAZIONE) e l’integrazione tra robot e tecniche di stimolazione muscolare (ad es. la stimolazione elettrica funzionale) e tecniche di neuromodulazione. Le sperimentazioni in corso sono moltissime, presso centri clinici in Italia e all’estero, ed hanno differenti obiettivi: alcuni si focalizzano sulle prestazioni motorie dell’arto superiore, altri sul recupero del cammino. “I pazienti che possono utilizzare i sistemi robotici per la riabilitazione – spiega Stefano Mazzoleni, ricercatore presso l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – sono potenzialmente tutti quelli affetti da patologie neurologiche che causano disordini del movimento, dell’equilibrio e della postura. Solo però dopo un’ampia e solida sperimentazione clinica che rispetti i principi rigorosi della metodologia di ricerca si possono evidenziare i possibili benefici e le limitazioni dei vari tipi di trattamento. Infine i trattamenti che hanno dimostrato efficacia e validità devono poi essere riconosciuti all’interno dei percorsi riabilitativi “ufficiali” da parte delle istituzioni competenti in materia sanitaria (Ministero della Salute, Sistemi Sanitari Regionali)”.
“In Italia – conclude il prof. Mazzoleni – ci sono vari ospedali e centri clinici che utilizzano tecnologie robotiche per la riabilitazione post-ictus e si trovano sull’intero territorio nazionale. Il suggerimento è di rivolgersi al proprio medico di famiglia, mettersi in contatto con un fisiatra presso l’azienda sanitaria locale o con i responsabili della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN) per avere informazioni dettagliate. Non ci sono particolari rischi nell’utilizzo di tecnologie robotiche per la riabilitazione. Tutti i sistemi robotici utilizzati nelle sperimentazioni cliniche sono sicuri perché devono aver ottenuto preventivamente la certificazione CE che dichiara che il prodotto è conforme ai requisiti di sicurezza previsti dalle direttive e dai regolamenti dell’Unione Europea. Nel caso di sistemi prototipali, prima del loro utilizzo, è necessario richiedere l’autorizzazione agli uffici competenti del Ministero della Salute”.