L’avocado avrebbe importanti proprietà antitumorali, di grande efficacia persino nella lotta contro la leucemia mieloide acuta. Si nutrono grosse speranze, così, verso un nuovo rimedio per la lotta contro la leucemia mieloide acuta che colpisce ogni anno in Italia più di duemila persone. Lo studio canadese “Targeting Mitochondria with Avocatin B Induces Selective Leukemia Cell Death”, pubblicato a giugno 2015 sulla rivista Cancer Research, ha dimostrato la capacità dell’Avocatin B, presente nell’avocado, di uccidere selettivamente le cellule leucemiche senza effetto sulle cellule staminali del sangue sane.
UNA SPERANZA PER COMBATTERE UNA MALATTIA INCURABILE
Di fronte alla mancanza di risultati clinici incoraggianti delle terapie convenzionali, gli scienziati che operano presso l’Università di Waterloo (Canada) hanno studiato questa forma molto aggressiva di tumore del sangue in cui la malattia si sviluppa rapidamente. E così hanno scoperto, a seguito di test sui topi infetti, che una molecola antitumorale denominata Avocatin B presente nel l’avocado può effettivamente combattere le cellule staminali della leucemia (responsabile della rapida diffusione della malattia nel corpo e causa di frequenti ricadute). Grazie a questo principio attivo, le cellule “malate” avevano una limitata capacità di crescere nel midollo osseo del topo.
“Questa sostanza sarebbe in grado di indirizzarsi sulle cellule staminali della leucemia mieloide acuta, risparmiando le cellule sane” sottolineano i ricercatori capeggiati dal professor di origine italiana Paolo Spagnuolo, autore principale dello studio. Un vettore importante, dunque, e un importante passo avanti nella speranza delle persone alle prese con questa malattia la cui origine è ancora sconosciuta e che non ricevono alcun trattamento che abbia giovamento. E’ auspicabile che quanto prima le sperimentazioni si spostino dal laboratorio direttamente sugli uomini. Di sicuro l’avocado agisce abbassando i livelli di colesterolo “cattivo” e quindi migliorando le performance cardiovascolari, come dimostra uno studio condotto dalla Pennsylvania University.
FUMO E BENZENE SUL BANCO DEGLI IMPUTATI
Sono circa 2100 gli italiani colpiti ogni anno da questa forma acuta di leucemia ad altissimo rischio di mortalità, con un tasso compreso tra il 65% ed il 90% dei pazienti destinati ad esito letale. Secondo l’AIRC (Associazione italiana ricerca sul cancro) la malattia è più comune negli uomini che nelle donne e negli adulti con più di 60 anni. È poco frequente prima dei 45 anni e nel nostro Paese rappresenta il 13% delle leucemie tra i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni.
Nell’insorgenza della leucemia mieloide acuta (LMA), malattia che si sviluppa a partire dal midollo osseo (mieloide) e che progredisce velocemente (acuta), sembrano implicati alcuni fattori legati allo stile di vita, come per esempio il fumo, mentre tra i fattori di rischio ambientali si possono includere l’esposizione a certe sostanze chimiche come il benzene e i suoi derivati utilizzati nell’industria chimica e nelle raffinerie. Anche alcuni trattamenti oncologici possono aumentare il rischio: è il caso dei farmaci alchilanti e quelli a base di platino utilizzati per la chemioterapia o delle radiazioni associate alla radioterapia. Come per altri tumori, anche per la LMA sono stati identificati fattori di rischio non modificabili, sui quali cioè non è possibile intervenire: tra questi ricordiamo l’essere uomo e avere un’età superiore ai 60 anni. Infine possono aumentare il rischio anche alcune malattie genetiche (anemia di Fanconi, sindrome di Bloom che causa una crescita stentata, atassia-telangiectasia, sindrome di Li-Fraumeni, neurofibromatosi, eccetera), alcune anomalie cromosomiche (Sindrome di Down, trisomia del cromosoma 8) e certe malattie del sangue (disturbi mieloproliferativi cronici e sindrome mielodisplastica).