Le infezioni da ricovero, sempre meno antibiotici per combatterle

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MDG : Timor-Leste : Dr Defonso who was trained in Cuba, Dili national hospitalIn un’epoca di preoccupazione globale sulle resistenze dei microbi agli antibiotici, suscita attenzione il tema del 5° Congresso Internazionale AMIT, Argomenti di Malattie Infettive, che si tiene presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci a Milano. Il tema è, appunto, quello di ottimizzare l’antibiotico-terapia rispetto al tipo ed alla gravità dell’infezione.

E l’ambiente sanitario, ovvero ospedali e presidi specialistici, è uno dei veicoli princpali delle infezioni. Sono infatti 4 milioni e 100mila circa i pazienti della Comunità Europea che vengono colpiti da infezioni legate all’assistenza sanitaria con una stima di 147mila morti ogni anno. Le infezioni più frequenti sono le polmoniti, soprattutto quelle legate alle comunità e agli ospedali: rappresentano il 19,4% di tutte le infezioni. Le post chirurgiche, riguardano il 19,6% del numero complessivo, e  le infezioni urinarie sono il 19%. Particolarmente frequenti anche le infezioni del torrente circolatorio (10,7%) e gastrointestinali (7,7%).

Sono soprattutto i neonati, gli anziani e i soggetti con alcune criticità, come diabete, problemi cardiovascolari, sottoposti a trapianti e a trattamenti chemioterapici, i più in pericolo – spiega il dott. Marco Tinelli, Direttore Azienda Ospedaliera di Lodi e Componente del Consiglio Nazionale della SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – Le infezioni crescono al crescere dell’età: sopra i 65 anni i fattori di rischio aumentano di almeno tre volte. Un problema che aumenta ulteriormente una volta superati i 75 anni. Il 75% delle prescrizioni che sono fatte in Italia sono per over 65, una percentuale che da sola assorbe il 65% dei costi del Sistema Sanitario Nazionale”.

Il vero ed enorme problema del clinico è come ottimizzare l’antibiotico-terapia dei microrganismi multi-resistenti sia per la scarsità di molecole realmente efficaci che per le prospettive di pochissime altre che saranno a disposizione nel prossimo futuro. Bisogna quindi rivedere gli schemi terapeutici “classici” adottando, in alcuni casi, dosaggi molto più elevati degli antibiotici rispetto a quelli cosiddetti “standard”. “E’ fondamentale affrontare l’attenta disamina degli effetti patogeni più rilevanti, sia dal punto di vista microbiologico che epidemiologico, provocati dai microrganismi multi-resistenti e l’impatto che ne deriva nella pratica clinica – segnala Tinelli – Di fronte alle sfide che dobbiamo affrontare, è determinante proporre dei modelli di controllo delle infezioni i più razionali ed efficaci possibili”.

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