Gli integratori a base di zinco vanno usati con molta cautela e sotto stretta sorveglianza medica. Usati spesso per affezioni dermatologiche, per deficit alimentari e per la lotta alla caduta dei capelli, possono causare gravi squilibri nell’organismo.
I RISCHI DA ECCESSO DI ZINCO
I medici spesso si trovano in difficoltà a diagnosticare una carenza di zinco e sembrano ignorare l’impatto di un eccesso di zinco sul corpo. Lo zinco è un oligoelemento essenziale che è richiesto in quantità giornaliere di 5,5-9,5 mg per gli uomini e 4-7 mg per le donne. Ma gli integratori di zinco sono reperibili solo in formulazioni di 45 o 50 mg. Negli Stati Uniti il limite tollerabile consigliato è di 40 mg / die.
Troppo zinco, assunto sotto forma di integratori alimentari, può turbare l’assorbimento di rame, portando a problemi neurologici e all’anemia, come indica l’evidenza clinica. Anche se non ci sono prove che suggeriscono che l’assunzione di integratori di zinco nel breve termine sia dannosa, questo potrebbe non essere giusto nel caso di un consumo a lungo termine, come sostengono i ricercatori. E’ il tema dello studio “The risk of copper deficiency in patients prescribed zinc supplements” pubblicato sul Journal of Clinical Pathology.
I ricercatori della Glasgow Royal Infirmary, hanno analizzato i casi noti di 70 pazienti ai quali erano stati somministrati integratori di zinco presso gli ospedali di Glasgow tra il 2000 e il 2010. In particolare, si sono annotate le ragioni che avevano consigliato questo trattamento, se i medici di famiglia dei pazienti erano informati sugli effetti del potenziale impatto di alte dosi di zinco, sulla durata del trattamento, e sullo sviluppo di anemia o di sintomi neurologici. I dati hanno incluso i risultati dei test di laboratorio, se disponibili, per i livelli di zinco, di rame e di albumina (una delle principali proteine che si trovano nel sangue) più per quelli della proteina C reattiva (CRP). Bassi livelli di albumina (inferiore a 25 mg/l) sono collegati a bassi livelli di zinco come lo sono alti (superiori a 20 mg / l) livelli di CRP.
Le informazioni sulle dosi e sulle formulazioni di integratori di zinco erano disponibili per 52 pazienti. La ragione per la prescrizione di zinco non è stato registrato in 29 casi, del resto, il supplemento è stato prescritto per correggere la carenza di zinco in 21 casi (43 per cento). L’integrazione di zinco era stata prescritta per la guarigione di patologie della pelle, come piaghe da decubito o ulcere degli arti inferiori in 19 casi (38 per cento), per scarsa nutrizione in 4 casi (8 per cento), per sostenere la disaffezione all’alcol in uno, e per la perdita di capelli ( alopecia) in un altro.
I livelli di zinco sono stati misurati prima di prescrivere in oltre la metà di tutti i 70 casi (61 per cento). Questo è risultato essere basso in 37 pazienti e si sono registrati bassi livelli di albumina o alti di CRP in 28 (76 per cento). Eppure il livello di rame è stato valutato solo in due pazienti. Per il 60 per cento (45) dei pazienti era stato prescritto zinco in dosi da 90 a 180 mg / die, segnalano i ricercatori. Nella maggior parte dei casi (94 per cento) le cartelle cliniche erano senza ulteriori informazioni sullo zinco, quindi è stato difficile valutare per quanto tempo l’integratore fosse stato prescritto.
ANEMIA E NEUROPATIE IN CASO DI SUPERAMENTO DEI LIVELLI
I risultati hanno mostrato che nel 62% dei pazienti era stato prescritto zinco in dosi sufficienti a provocare carenza di rame. Nel 48% dei pazienti, le concentrazioni plasmatiche di zinco erano basse come probabile causa di ipoalbuminemia o della risposta infiammatoria sistemica piuttosto che dalla carenza dello zinco stesso. Il 9% dei pazienti ha sviluppato l’anemia non spiegata e il 7% ha sviluppato sintomi neurologici tipici della carenza di rame. Cinque pazienti avevano variamente dolore di nervi periferici (neuropatia), formicolio nelle dita (parestesia), difficoltà di equilibrio e di coordinazione (atassia) e dolore nervoso alle gambe.
“Questi risultati sottolineano la mancanza di consapevolezza nella carenza indotta di rame/zinco” scrivono i ricercatori, i quali mettono in guardia: “lo zinco è un oligoelemento essenziale e per questo i medici devono valutarlo in piena sicurezza un nutriente e non come un farmaco in grado di provocare un rischio potenziale”.