L’Italia, dopo i Paesi Bassi, in Europa è il Paese con la più alta incidenza di casi di morbillo. Nell’ultimo anno ha fatto registrare oltre duemila casi, quasi la metà del numero complessivo di tutta l’Ue. E per questo motivo assume particolare importanza la circostanza che siano sempre di più le persone che contraggono la malattia infettiva nonostante si siano vaccinate. Dalle autorità sanitarie statunitensi, però, arriva la rassicurazione: non tutti i vaccini sono efficaci al 100% e, seppure una volta vaccinati si può contrarre il morbillo, questo si presenta in una forma meno grave. E’ importante, quindi, vaccinarsi, soprattutto nella forma dei due richiami, come prescritto dalle linee guida sanitarie.
LE RACCOMANDAZIONI DAGLI USA
Poiché continua a salire il numero di casi confermati anche nel recente rapporto emesso dalle autorità sanitaria della California e dal Report dell’autorità europea Ecdc, una certa preoccupazione si è diffusa per quei pazienti che pur essendo stati immunizzati contro la malattia l’hanno comunque contratta. Negli Usa e anche in Italia tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta si seguono le linee guida dell’OMS e consiglia da allora di procedere alla doppia somministrazione della trivalente MPR (morbillo, parotite e rosolia) invece di una sola. Quindi questa recrudescenza riguarda soprattutto chi è stato vaccinato prima di quelle date. Secondo i Centers for Disease Control degli Usa (CDC), nessun vaccino è efficace al 100 per cento, e Steven Sperber, M.D., chief of the Infectious Diseases Division at Hackensack University Medical Center sostiene un paziente su 100 pur essendo stato completamente vaccinato potrebbe ancora ammalarsi di morbillo, anche se in forma meno grave. George Di Ferdinando Jr., MD, ex vicecommissario alla Salute nel New Jersey e professore aggiunto di epidemiologia presso la Rutgers School of Public Health, ha detto che questo potrebbe essere dovuto a una serie di motivi: forse il vaccino MPR è stato somministrato quando il paziente aveva in corso un po’ di febbre (che interferisce con il processo di vaccinazione) o è stato conservato impropriamente prima di essere somministrato.
Ma tutto questo rende ancora più importante che i tassi di vaccinazione rimangono elevati, come sottolinea Di Ferdinando: “ Il morbillo è altamente contagioso e la lotta contro la malattia dipende in larga misura dalla cosiddetta “immunità di massa” considerando che con una quantità notevole di persone completamente vaccinate evitano che coloro che o non hanno ricevuto il vaccino o ha avuto solo una risposta parziale, non siano mai esposte”. In ogni caso, rassicura Jeffrey Bienstock, membro dell’Accademia Americana di Pediatria e direttore di Pediatria presso il Valley Hospital di Ridgewood, “se siete stati vaccinati, con uno o due richiami, e siete stati a contatto con qualcuno che ha il morbillo, non vi preoccupate”.
OLTRE DUEMILA CASI L’ANNO IN ITALIA
Per capire meglio la situazione italiana, attualmente il 90% circa dei bambini è stato vaccinato con una dose di vaccino antimorbillo entro i due anni di età (ci sono comunque aree con valori variabili dal 71,5% al 96,7%). I dati epidemiologici nazionali indicano, però, che sono presenti sacche di persone, ormai adulte, ancora suscettibili al morbillo. In generale, sono persone nate negli anni Ottanta e Novanta quando le coperture vaccinali erano molto basse. In questo contesto è possibile spiegare l’insorgenza di focolai a livello locale come, per esempio, quello in Emilia-Romagna, evidenziato a fine maggio 2014. Tra il 1 ottobre 2013 e il 30 settembre 2014, 30 Paesi dell’Unione europea (Ue) e dello Spazio economico europeo (See) hanno segnalato 4735 casi di morbillo (solo 26 Paesi hanno fornito dati su tutti i 12 mesi), di cui il 59,4% confermato in laboratorio. Il 70,3% dei casi segnalati proviene da 3 Paesi: Italia (2060; 34,5 casi per milione di abitanti), Paesi Bassi (895; 53,3 casi/milione), e Germania (375; 4,6 casi/milione). Questi hanno anche riportato le incidenze più elevate.
LA PAURA CHE IL VACCINO SIA CONNESSO CON L’AUTISMO
Secondo il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione alla Salite, “La colpa è del calo delle vaccinazioni, soprattutto della seconda dose, è dovuta anche alle campagne degli antivaccinatori che spopolano su internet e che stanno diffondendo la falsa credenza che la vaccinazione MPR – contro morbillo, parotite e rosolia – possa causare autismo“. Insomma, si è generata l’idea sbagliata che alla vaccinazione del morbillo siano legate patologie come l’autismo. Quest’idea, sostenuta dal medico inglese Andrew Wakefield – radiato dall’albo per aver falsificato i dati del suo studio sull’argomento – è stata ripresa da alcune sentenze sciagurate, tra cui quella di Rimini del 2012, che ha riconosciuto un nesso di causalità tra vaccino e autismo. Sebbene le organizzazioni scientifiche di sanità pubblica come la Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva e le società scientifiche pediatriche, tra cui la Società Italiana di Pediatria SIP, abbiano assunto una posizione forte e chiara contro la sentenza, in qualche maniera nel comune sentire è rimasto il dubbio che il vaccino causi l’autismo.