Assideramento ed ipotermia: con l’Italia stretta nella morsa del gelo i rischi di dover fronteggiare le malattie da freddo diventano reali per una moltitudine di persone. Chi è costretto a lavorare all’aperto, chi opera nei soccorsi e nella sicurezza pubblica o, più semplicemente, chi frequenta la montagna per passione e divertimento, rischia di imbattersi in situazioni di pericolo dovute a imprevisti climatici o eventi che prolungano l’esposizione al freddo.
I dati parlano chiaro: ogni anno sulle Alpi le valanghe uccidono in media 100 persone, tra sportivi e appassionati, mentre solo negli Stati Uniti muoiono 1.500 pazienti all’anno per le conseguenze dell’ipotermia.
SINTOMI E RIMEDI
Innanzitutto, cos’è e quali sintomi presenta l’assideramento. Si tratta di una riduzione della temperatura corporea, appunto ipotermia, con temperatura corporea inferiore a 35°. Se la temperatura è inferiore a 30° l’ipotermia è considerata grave. Sotto i 30° il centro della termoregolazione non funziona più, la vasocostrizione e i brividi non riescono a ridurre la dispersione o produrre calore. In quelle condizioni il corpo affronta una prima fase, cosiddetta del “brivido”: la cute è fredda, asciutta, pallida e bluastra, si accusano “pelle d’oca”, formicolii e dolore localizzati alle parti più esposte, brivido intenso, difficoltà a parlare e a comprendere, polso accelerato (tachicardia). Nella seconda fase, quella del “cedimento” la cute è sudata e grigiastra, i muscoli rigidi senza brivido, il polso rallentato (bradicardia), la vittima confusa tende ad addormentarsi. Si ha il coma e la paralisi del centro del respiro se la temperatura scende sotto i 28° e sopraggiunge la morte.
Hermann Brugger, capo dell’Istituto di Medicina d’Emergenza in Montagna dell’Eurac di Bolzano, primo istituto al mondo che si occupa di medicina d’emergenza in montagna, segnala due aspetti importanti: il tempo utile per salvare una persona da condizioni di severa ipotermia e l’utilità di non interrompere i tentativi di rianimazione anche per più di un’ora . “I soccorritori di soggetti travolti da valanga – specifica – hanno un breve lasso di tempo per recuperarli alla vita: si ha un’altissima probabilità di sopravvivenza alla ipotermia in 10/20 minuti mentre se la neve è molto densa si muore per asfissia molto prima che per ipotermia. Più densa è la neve e meno probabilità di sopravvivenza oltre i 10 minuti, poi dipende dalle vie respiratorie quindi dalla cavità in cui si trova a respirare. Come trattare i soggetti in ipotermia? Sul posto si procede esclusivamente all’isolamento del paziente dal freddo, che non perda energia durante il trasporto verso l’ospedale dove ci sono altri strumenti, come l’insufflazione di aria riscaldata sul corpo intero, coperte speciali. Il paziente in arresto cardiaco deve essere trasportato in un centro dotato di circolo extracorporeo per riscaldare il sangue fuori dal corpo. In Italia questo è possibile in tutti i centri che fanno chirurgia toracica e cardiaca, nel caso del paziente travolto da valanga invece dipende molto dalla catena di soccorso che è speciale, diversa dalle altre. Un ipotermico può essere rianimato per ore; in elicottero ci vuole mezz’ora di volo per raggiungere il più vicino centro e la pratica va proseguita costantemente. Al massimo dopo due-tre ore di rianimazione cardio-polmonare l’ipotermico può vivere senza danni. Non bisogna perdere mai la speranza”.
SOCCORRERE I CASI DI ASSIDERAMENTO
Per i soccorritori comuni, ovvero per amici, parenti o coloro che dovessero imbattersi casualmente in persone colpite da principio di assideramento ed ipotermia, l’INAIL, istituto nazionale assicurazioni infortuni sul lavoro, ha pubblicato un “Manuale per gli incaricati di Primo soccorso” di particolare utilità CHE PUOI CONSULTARE QUI.
Specificato che l’assideramento “è dovuto alla permanenza dell’individuo in ambienti con freddo intenso e protratto” si ribadisce che “in questo quadro morboso i sistemi nervosi della termoregolazione subiscono uno sconvolgimento per le precarie condizioni dettate dall’ambiente esterno”. Riguardo alla sintomatologia “la vasocostrizione cerebrale è alla base dei disturbi accusati da questi soggetti che mostrano tachicardia, fiacchezza fisica e mentale, irritabilità, difficoltà di vista e di parola, lentezza nel ragionamento sino al torpore. Ben presto compare polso debole, respiro lento sino al coma ed arresto cardiorespiratorio”. in questi casi, specifica il manuale, “è necessario trasportare il soggetto in ambiente asciutto e caldo, ma non eccessivamente riscaldato.Togliere gli abiti se bagnati o gelati, cercare di riscaldare il paziente con massaggi e con panni caldi, senza avvicinare direttamente fonti di calore. Somministrare bevande tiepide-calde zuccherate. NON DARE ALCOOLICI (la vasodilatazione aumenterebbe la dispersione di calore”.
ACCESSORI DA RISCALDAMENTO
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