In Italia ne soffre il 6% della popolazione e la Toscana, con una stima di circa 200mila casi, è la regione con più alta incidenza di malati. Stiamo parlando della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), una patologia altamente invalidante per la quale è stato presentato un nuovo farmaco combinato che eviterà ai pazienti di assumere corticosteoridi.
Si tratta della combinazione indacaterolo/glicopirronio (commercializzata presto dalla Novartis) la prima terapia per la duplice broncodilatazione, che ha dimostrato di migliorare la sintomatologia dei pazienti con BPCO e guadagnare 16 giorni liberi da sintomi (nell’arco di 6 mesi, secondo lo studio “Shine”), con benefici in termini di performance fisica e qualità della vita. L’anticipazione è emersa nel corso del convegno “Novair – NOVelties to Achieve Improvement in Respiratory disorders” in corso dal 15 al 17 febbraio al Palazzo dei Congressi di Firenze. “La BPCO è una malattia cronica invalidante caratterizzata da lenti e progressivi mutamenti strutturali dell’apparato respiratorio con una conseguente limitazione al passaggio dell’aria attraverso i bronchi, il che conduce gradualmente alla sensazione di difficoltà respiratoria fino ad una vera e propria fame d’aria” sintetizza Pierluigi Paggiaro, Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Pisa.
LA BPCO MALATTIA DIFFUSA E ALTAMENTE INVALIDANTE
Questa patologia, che colpisce il 6% della popolazione in Italia, riduce progressivamente la capacità di movimento dei pazienti: difficoltà a salir le scale, affanno a passeggiare fino a dovere rinunciare a camminare per brevi tragitti, e a trovare molto difficoltose semplici attività quotidiane come vestirsi o lavarsi. La crescente fatica induce il paziente ad auto-limitarsi nell’attività fisica, con un conseguente peggioramento della qualità della vita e della prospettiva di sopravvivenza. L’età d’insorgenza è spesso intorno ai 50 anni d’età, dunque nel pieno delle attività lavorative e i sintomi diventano più invalidanti con il progredire dell’età. Per questo è importante non trascurare i primi campanelli d’allarme (la dispnea, insieme alla tosse persistente spesso associata a catarro) rivolgendosi tempestivamente allo pneumolgo per valutare la necessità di un approfondimento con test spirometrico.
Secondo le linee guida GOLD, il movimento costante quotidiano, insieme ad una corretta pratica clinica sono alla base di una gestione efficace del paziente nel lungo termine. Nell’ambito del convegno sono state presentate nuove evidenze cliniche dallo studio “INSTEAD: a randomised switch trial of indacaterol versus salmeterol/fluticasone in moderate COPD” condotto su più di 500 pazienti con BPCO moderata che evidenziano come, nei pazienti a basso rischio di riacutizzazioni, l’indacaterolo un broncodilatatore a lunga durata d’azione di ultima generazione, permetta una terapia di mantenimento senza l’aggiunta di un farmaco corticosteroiodeo.
FINALMENTE LIBERI DAI CORTICOSTEROIDI
“I risultati evidenziano che il ricorso alla monoterapia con broncodilatatore a lunga durata d’azione è sufficiente, in questi pazienti a basso rischio, per controllare i sintomi, prevenire le riacutizzazioni e non comporta alcuna perdita di funzione polmonare – sottolinea Andrea Rossi, professore di Medicina Respiratoria presso l’Università di Verona – Sospendere l’utilizzo di corticosteroidi si traduce per il paziente in minori effetti collaterali quali cataratta, osteoporosi ed un aumento del rischio di casi di polmoniti, con un impatto significativo sulla qualità di vita”. Lo Shine study ha confermato come i pazienti trattati con la co-formulazione indacaterolo/glicopirronio, oltre al miglioramento della funzionalità polmonare, guadagnino 16 giorni liberi dai sintomi nell’arco temporale dei 6 mesi rispetto alla terapia farmacologica con un solo broncodilatatore.