Anche l’Italia, in ritardo di dieci anni rispetto alle altre nazioni europee, avrà la sua Banca DNA forense da impiegare per fini investigativi. Il laboratorio, già allestito presso il Ministero dell’Interno, entrerà in funzione nel secondo semestre di quest’anno. L’annuncio arriva direttamente dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando attraverso una comunicazione avvenuta nel corso del convegno “Banca dati del Dna: le soluzioni della scienza contro il crimine” tenutosi il 3 febbraio presso il Museo Criminologico di Roma.
LABORATORIO CENTRALE DA COLLAUDARE
Mentre la banca dati dei profili genetici della Germania è stata istituita nel 1998 e custodisce oggi le tracce genetiche di almeno 500 mila criminali, portando nei primi sei anni alla soluzione di 18 mila delitti, e quella inglese conta 6 milioni di profili, in Italia “il collaudo del Laboratorio centrale è in via di ultimazione” come segnala lo stesso ministro Orlando. “Il lavoro che ci attende è la genotipizzazione, la raccolta del DNA, di circa 70mila persone già condannate – scrive il Guardasigilli nella sua nota – Una volta a regime, il sistema consentirà quanto viene già fatto in gran parte dei Paesi europei: confrontare le tracce biologiche sulla scena di un reato con i profili dei pregiudicati’‘. “Credo che il secondo semestre del 2015 potrà vedere l’avvio concreto di operatività di Banca dati e Laboratorio, dotando così la polizia giudiziaria e la magistratura di un nuovo, efficace mezzo di conduzione delle indagini e lotta alla criminalità” annuncia Orlando.
A occuparsi della fase di raccolta e della conservazione dei profili genetici saranno “i singoli Istituti penitenziari sono già dotati delle cd “stanze bianche” fornite dei kit necessari per le operazioni di prelievo del DNA nei confronti dei detenuti“.
LE GARANZIE CONTRO IL GRANDE FRATELLO GENETICO
“Il ritardo dell’Italia ci permette di adeguare i nostri standard legislativi ai livelli più alti- spiega Renato Biondo, Min. dell’Interno e Banca dati del DNA – L’analisi del dna delle persone ad esempio nel nostro Paese non lo fa l’organo inquirente ma il ministero della Giustizia, mentre la polizia penitenziaria ricopre un ruolo tecnico, una garanzia di rispetto e tutela, un doppio passaggio che è previsto solo dalla nostra legge. L’Inghilterra, che è partita nel 1995, ha cambiato 3 volte la norma adeguandosi al progresso delle tecnologie, l’Italia arrivando per ultima usufruisce di una qualità dei dati, e di uno standard già definito”. Dal punto di vista delle procedure il nostro paese rappresenta un’eccezione di garanzia: il campione non ha nome e cognome, l’anagrafica è solo nella banca dati delle impronte, l’identificazione del soggetto avviene solo dopo concordanza. Solo dopo l’avvenuto match si può risalire alla persona con un livello di sicurezza molto alto’’. Tutto questo per scongiurare quello che in molti hanno denominato il “Grande Fratello genetico“.
ECCO L’ELENCO DEI REATI INDAGABILI GENETICAMENTE
Svariate tipologie di reati sono sottratte alle previsioni. Il prelievo è consentito solo per i reati per i quali è consentito l’arresto in flagranza, per tipologia o entità della pena. Il prelievo del DNA non è consentito per i reati previsti dalla legge fallimentare, dal codice civile (reati societari), per i reati tributari e finanziari, per alcuni falsi minori, per i delitti previsti dal cod. pen. contro industria, economia e commercio, verosimilmente perché ai fini della prova di tali reati l’indagine genetica non è di particolare ausilio. Per converso, ad esempio, l’inasprimento del trattamento sanzionatorio per i delitti contro la pubblica amministrazione, ad opera della legge Severino, consentendo quasi sempre l’arresto in flagranza per tali reati, consente anche il prelievo genetico. Ovviamente si rivelerà utile anche nei casi di persone scomparse, persone decedute non identificate o non identificabili. L’adozione di questa banca DNA legale è caldeggiata anche dall’Associazione Nazionale Vittime della Violenza. Negli Stati Uniti il 60% dei casi di reati violenti trovano soluzione con l’utilizzo della banca dati. Ma la banca dati del DNA lì è partita vent’anni fa: attualmente quello USA è il 2° database al mondo dopo la Cina che ha raccolto 30 milioni di campioni’.
Importantissima sarà anche la formazione di chi già oggi è chiamato a raccogliere le tracce biologiche sulla scena del crimine, come sottolinea Luciano Garofano, Presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi ed ex Colonnello del Ris di Parma. “Manca un percorso analitico sistematico e serio delle tracce rinvenibili sulla scena del crimine – avverte – In questo hanno un ruolo fondamentale i first responder (polizia di stato, carabinieri e polizia locale; volontari del soccorso; personale sanitario e parasanitario; vigili del fuoco) che devono adeguarsi alle procedure internazionali’’.