La notizia è della fine di novembre ma è in questi giorni, sotto attacco dell’influenza e delle sindromi collegate al raffreddamento, che torna d’attualità nelle famiglie con i bimbi piccoli. L’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha richiamato all’attenzione medici e genitori sull’uso del salbutamolo (principio contenuto nel Broncovaleas) per inalazione nei bambini, sia in quelli sotto i due anni che in quelli fino ai 12.
In dettaglio, l’Agenzia Italiana del Farmaco il 18 novembre scorso ha richiamato l’attenzione “allo scopo di ridurre il rischio di sovradosaggio per esposizione accidentale”. Nonostante alcuni provvedimenti adottati nella precedente comunicazione ufficiale del 27 ottobre, come ad esempio l’inserimento di una tabella esplicativa di correlazione posologica (milligrammi-millilitri-numero gocce) e una avvertenza sul rischio di sovradosaggio per errore di somministrazione, ancora tre settimane dopo “sono stati segnalati con l’uso di salbutamolo (soluzione da nebulizzare) ulteriori casi di reazioni avverse gravi verificatesi nei bambini, anche al di sotto dei 2 anni di età, imputabili a errore posologico, via di somministrazione errata e anche a scambio di farmaco”.
“Le reazioni avverse inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF), principalmente tremori e tachicardia, sono state gravi ed hanno richiesto ospedalizzazione. Tutti i casi segnalati hanno avuto come esito la risoluzione della sintomatologia dopo sospensione del trattamento”. “Pertanto AIFA ha limitato l’uso di Broncovaleas (salbutamolo) 5 mg/ml, soluzione da nebulizzare ai bambini di età superiore ai 2 anni, allo scopo di minimizzare il rischio di errore posologico. Le informazioni del prodotto saranno aggiornate in relazione al dosaggio da utilizzare nei bambini da 2 a 12 anni di età, espresso in milligrammi, millilitri e numero di gocce, anche in rapporto al peso corporeo”. Chiunque avesse in casa confezioni antecedenti alla data del 27 ottobre 2014, tenga in massima considerazione le raccomandazioni dell’organo di sorveglianza farmaceutico-sanitaria.
Desideravo apportare il mio personale contributo a sostegno dell’argomento non come esperta ma come semplice mamma in campo tutti i giorni. Purtroppo, in quanto soggetto allergico, sia per anamnesi che per fattori concausanti una resistenza/intolleranza al principio attivo, mi è stato suggerito, da esperti, di somministrare le eventuali terapie sempre con estrema cautela iniziando la somministrazione con un bassissimo dosaggio: con lo scopo di accertarne la tolleranza da parte del soggetto in cura . Una volta verificata la tollerabilità si può aumentare gradualmente la dose sino alla somministrazione standard prevista dalla casa farmaceutica o dal medico, onde evitare situazioni irreversibili quali: shock anafilattico.
Con la speranza che questo non accada mai