Nel settore ittico non basta scongelare il pesce e metterlo in vendita come fresco ma si può arrivare a commercializzarlo a otto anni di distanza dalla sua scadenza o magari sbiancarlo con la calce.
Sono alcune delle frodi portate alla luce dalla Guardia Costiera attraverso la fitta rete di controlli attuati a ridosso delle festività natalizie. Il dispositivo operativo messo in campo a livello nazionale dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera attraverso i 15 Comandi regionali ha permesso dal 26 novembre al 21 dicembre la contestazione di oltre 700 sanzioni penali e amministrative, il sequestro di oltre 80 tonnellate di prodotto ittico non conforme per un importo delle sanzioni di circa 1,5 milione di euro, nonché l’esecuzione di 7 ordinanze di custodia cautelare.
IL DETTAGLIO DELLE FRODI
Com’è ormai tradizione, le festività natalizie richiamano sulle tavole degli italiani molti piatti a base di pesce, sinonimo di convivialità e di proprietà nutrizionali. Aumenta di conseguenza il rischio da parte del consumatore di comperare prodotti ittici non sicuri o qualitativamente non aderenti alle sue aspettative o, ancora peggio, non perfettamente idonei al consumo umano, fino a imbattersi in vere e proprie frodi commerciali.
I controlli sono stati eseguiti su tutto il territorio nazionale, sia lungo le coste che nell’entroterra, in grandi città come Milano e Pavia. Alcune delle operazioni messe a segno dalla Guardia Costiera hanno portato alla luce condotte illegali e pericolose per la salute del consumatore.
Clamoroso il caso di Catania, dove, all’interno di uno stabilimento per la produzione e la trasformazione di prodotto ittici, sono stati rinvenuti alcuni sacchi di calce idrata utilizzata per effettuare, attraverso processi di immersione prolungata in vasche, lo “sbiancamento” di filetti di baccalà (Gadus Morhua) nonché della “Molva Atlantica”. Il prodotto ittico sequestrato ammonta a circa 6 tonnellate ravvisando le fattispecie delittuose dell’adulterazione e della contraffazione di sostanze alimentari costituendo pericolo per la salute pubblica.
A Bisceglie, in provincia di Bari, presso un’azienda ittica, sono state sequestrate 3,5 tonnellate di prodotto ittico (polpi, seppie, calamari e scampi) congelati provenienti dall’estero. Il sequestro si ero necessario perché la merce aveva ampiamente superato il termine minimo di conservazione: la scadenza del prodotto era avvenuta infatti nel 2010.
A Palermo, Sciacca e Porto Empedocle, presso diversi depositi all’ingrosso, sono state sequestrate 5,7 tonnellate di prodotto ittico (gamberi, pesce ghiaccio, surimi, ecc) proveniente dall’estero, per mancanza di tracciabilità, frode in commercio, contraffazione delle etichettature e cattivo stato di conservazione. Anche in questo caso parte della merce risultava scaduta da diversi anni.
A Taranto una maxi-operazione di contrasto ad un’attività criminale organizzata e sistematica ha evidenziato il furto, la ricettazione, la distribuzione e la commercializzazione di prodotti ittici contaminati, in particolare mitili (cozze), contraffatti mediante falsa certificazione. Scaturite da alcune denunce di mitilicoltori, vittime di ingenti furti di prodotti ittici, le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di un vero e proprio “mercato parallelo” di prodotti contaminati chimicamente e biologicamente che, immesso nella filiera tramite la contraffazione della tracciabilità, veniva spacciato come prodotto di alta qualità, ma pericolosissimo per la salute pubblica. Per questa attività investigativa il Gip di Taranto ha emesso ben sette ordinanze di custodia cautelare.

A Milano, presso una piattaforma logistica, sono state rinvenute oltre 37 tonnellate di salmone stoccate in imballi che risultavano sprovvisti di indicazioni relative all’origine del prodotto che rappresenta una delle informazioni obbligatorie a garanzia del consumatore finale. Sono state elevate multe per un totale di 4.500 euro ed il prodotto è stato sequestrato.
A Pavia, presso un negozio etnico, sono stati sequestrati 123 kg di prodotti importati illegalmente dall’Africa, in cattivo stato di conservazione e senza tracciabilità. Il titolare dell’esercizio commerciale trasportava, occultata nel proprio bagaglio, la specie ittica denominata Tilapia, allo scopo di metterla in vendita senza transitare dai controlli doganali. La Tilapia è il risultato di incroci artificiali e riesce a vivere anche in acque salate: se allevata in condizioni inadatte (acque inquinate e pesci nutriti con specifici mangimi a base di OGM) può rappresentare una minaccia alla salute dei consumatori ai quali è venduta come filetti di persico. Questo studio clinico mostra anche un altro possibile impiego della talapia.
Infine, a Trieste, al confine italo sloveno, in collaborazione con le Autorità croate, la Guardia Costiera ha intercettato un furgone frigo con a bordo 260 kg di prodotto ittico vario privo di tracciabilità e 78 kg di datteri di mare. E’ bene ricordare che la cattura di questi molluschi richiede lo smantellamento delle rocce in cui crescono con danni irreversibili per l’habitat costiero che sono puniti per legge anche la somministrazione e il possesso.