Uno degli sforzi maggiori dei ricercatori che indagano sul morbo di Alzheimer è la capacità dei medici di rilevare danni al cervello il prima possibile. Un team dell’Istituto Pasteur francese, in collaborazione con l’INSERM, il CNRS, la CEA, le università Pierre e Marie Curie e Paris Descartes con il Gruppo Roche, ha sviluppato una nuova tecnica per identificare queste lesioni nei pazienti affetti dall’Alzheimer, basandosi sull’uso degli anticorpi del lama, il caratteristico animale originario del Sudamerica ma presente anche nei Pirenei francesi.
ANTICORPI CHE SUPERANO LA BARRIERA EMATO-ENCEFALICA
I risultati della loro ricerca sono stati pubblicati nell’articolo “Camelid single-domain antibodies: A versatile tool for in vivo imaging of extracellular and intracellular brain targets“ pubblicato sulla rivista online Journal of controlled release. L’indagine è partita da una costatazione: gli eventi precoci dell’Alzheimer non sono sempre evidenti nel comportamento, le lesioni precoci passano inosservate e l’imaging convenzionale non è in grado di rilevarle. “Essere in grado di fare una diagnosi precoce potrebbe aiutare a provare i trattamenti prima che i sintomi compaiono, opportunità che non è stato possibile praticare finora” afferma con entusiasmo Pierre Lafaye, responsabile della piattaforma di ingegneria degli anticorpi (Citech) presso l’Istituto Pasteur.
LE PLACCHE AMILOIDI
I ricercatori per questa finalità hanno utilizzato anticorpi dei lama. Quelli, più piccoli degli anticorpi umani, sono infatti in grado di superare la barriera emato-encefalica che protegge il cervello dai rischi di infezioni batteriche. Ed è una barriera tra il sangue e il cervello, che impedisce non solo ai microrganismi ma anche a molte molecole terapeutiche, di raggiungere l’encefalo. Gli anticorpi dei lama si legano alle placche amiloidi (QUI DESCRITTE) e ai grovigli neurofibrillari, due lesioni cerebrali associate con la malattia di Alzheimer. Contrassegnati con un marcatore fluorescente, gli anticorpi in questo modo permettono di rivelare e localizzare le alterazioni. Quello degli anticorpi marcatori da impiegare nella diagnosi precoce è un progetto avviato anche in QUESTA UNIVERSITA’ del New jersey.
Per ora, la tecnica è stata testata sul cervello dei pazienti in vitro e sui topi. Implica un esame al microscopio bifotonico, ciò che per il momento è un ostacolo allo sviluppo di un metodo diagnostico semplice. Ma i ricercatori coinvolti in questa scoperta stanno lavorando su una tecnica di imaging alla Risonanza Magnetica RMN per osservare le lesioni.
QUESTA E’ LA SINTESI dello studio condotto in Francia sugli anticorpi dei lama.