Demenza senile da inquinamento atmosferico, Roma farà da battistrada per la verifica degli studi canadesi che hanno rivelato questa relazione.
BLACK CARBON E PM
Sono stati i ricercatori del Public Health e dell’Istitute for Clinical Evaluative Sciences di Toronto, attraverso QUESTA PUBBLICAZIONE, a individuare un aumento del rischio di insorgenza di Alzheimer e di malattie di decadimento cognitivo, anche del più 7%, in chi vive a meno di 200 metri da un’arteria ad alto flusso di traffico. Ancora prima, nel 2013, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con QUESTO REPORT aveva segnalato evidenze epidemiologiche riguardo al legame tra l’esposizione a breve termine alla frazione ultrafine del particolato atmosferico (il famoso PM sotto i 100 nanometri, cioè un decimillesimo di millimetro) e la mortalità ma anche delle patologie polmonari, cardiocircolatorie e del sistema nervoso centrale, e la demenza senile. QUESTA INDAGINE, mette addirittura in relazione lo smog con l’autismo. L’inquinamento atmosferico da PM10 e ozono, stando a QUESTA RICERCA, è anche responsabile di un aumento della abortività spontanea correlata a inquinamento atmosferico.
Per black carbon si intendono quelle particelle ultrafini emesse da tutti i processi di combustione, in particolare dal traffico stradale diesel. QUESTO LAVORO dal titolo “A European aerosol phenomenology -5: climatology of black carbon optical properties at 9 regional background sites across Europe”, finanziato dalla Commissione Europea, ha mostrato come le concentrazioni di black carbon nelle aree urbanizzate del Mediterraneo sarebbero fra le più alte di tutta Europa. Come segnala QUESTO RAPPORTO del 2015 della European Environment Agency, con quasi 60 mila decessi prematuri conseguenti all’esposizione al PM2,5, oltre 3 mila per l’esposizione all’ozono e circa 22 mila per gli ossidi di azoto, l’Italia è il Paese con il maggior numero di morti per inquinamento ambientale.
PARTICOLATO E CELLULE DI POLMONE
Poiché le particelle ultrafini e il black carbon sono ancora oggetto di ricerca, la loro misura non è attualmente prescritta dalle norme europee sulla qualità dell’aria. Ecco, dunque, il perché della campagna CARE (Carbonaceous Aerosol in Rome and Environs) che si avvia a Roma organizzata dall’Isac-Cnr, il Primo febbraio 2017. Oltre all’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr, laboratorio AEROLAB), partecipano alle rilevazioni ed alla successiva analisi l’Istituto di inquinamento atmosferico (Iia-Cnr), l’Infn di Sesto Fiorentino, l’Enea di Bologna e Roma, le università Statale di Milano, Sapienza di Roma e La Tuscia di Viterbo, ARPA Lazio, l’IDAEA-CSIC di Barcellona e l’Istituto TROPOS di Lipsia.
CARE 2017 avrà il suo sito di riferimento in prossimità delle Terme di Caracalla, a ridosso dell’incrocio con via Druso, una delle arterie più trafficate a tutte le ore del giorno. Qui, a bordo di due laboratori mobili del Cnr, saranno effettuate misure all’avanguardia, di composizione, dimensioni, colore del particolato atmosferico, della sua frazione ultrafine e del black carbon, con elevatissima risoluzione temporale. Saranno contemporaneamente esposte in-vitro cellule del polmone umano per valutare la tossicità del particolato ultrafine e del black carbon. Da qui, inoltre, partiranno ogni giorno ricercatori con uno zainetto contenente strumentazione portatile per la caratterizzazione del black carbon in vari ambienti della città: dalle zone a traffico limitato (come per esempio i Fori Imperiali) alle direttrici più inquinate (i cosiddetti canyon urbani). CARE fornirà così la prima caratterizzazione dell’attuale esposizione della città, dei suoi abitanti e dei suoi monumenti al particolato ultrafine ed al black carbon.
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