L’integrazione è un bene non solo sociale e culturale ma anche fonte di salute. I ragazzi con disagio vanno aiutati ad integrarsi nella società per la loro stessa salute e per limitare i costi economici che le loro malattie possono determinare. Sono le conclusioni rivelate dalla nuova ricerca “Loneliness and Social Isolation as Risk Factors for Mortality “ condotta dagli psicologi della Brigham Young University (Utah, USA). La sintesi è che l’interazione sociale è un bene per la salute emotiva e migliora la salute fisica a livello fisiologico.
UNA META-ANALISI CHE COMPRENDE OLTRE TRE MILIONI DI SOGGETTI
Il gruppo di studiosi guidato dall’autrice Julianne Holt-Lunstad ha analizzato i dati provenienti da 70 ricerche condotte tra il 1980 e il 2014, comprendenti un totale di oltre tre milioni di pazienti. I ricercatori hanno esaminato le differenze per quanto riguarda il sesso, l’età, lo stato sociale, la condizione economica e di salute. I risultati hanno rivelato che la solitudine e l’isolamento sociale sono i fattori alla base di morti premature e che una vita sociale attiva si rivela utile per la salute di una persona.
La ricerca ha incluso per lo più adulti di età avanzata e solo il 9% dei soggetti analizzati erano sotto i 50 anni. Gli studiosi hanno notato che, anche se gli anziani sono più inclini alle malattie, l’isolamento sociale può causare la morte prematura anche nelle persone più giovani.
Secondo Holt-Lunstad, la ricerca è sufficiente e particolarmente indicativa sulla necessità di avvertire la gente circa l’impatto di isolamento sociale che si rischia nel mondo digitale di oggi. I ricercatori hanno concluso che l’interazione sociale è di vitale importanza per sentirsi emotivamente in salute. Tuttavia una vita sociale sana a volte può comportare anche attività anti-salute, come il fumare, il bere alcolici e il mangiare cibo spazzatura. Ed è anche contro quelle “abitudini conviviali” che bisogna fare attenzione.