Un test per diagnosticare l’Alzhaimer ed uno per il Parkinson: presto questi strumenti di intervento precoce potrebbero essere una realtà. L’Alzheimer è particolarmente temuto per il suo progresso silente, dando luogo a trascurabili segnali di allarme fino a quando è ormai troppo tardi per adottare i pochi interventi disponibili per rallentarlo. Ma un nuovo test in fase di sviluppo in un laboratorio medico del New Jersey, negli Usa, promette di diagnosticare le prime fasi del morbo di Alzheimer.
IL SEGRETO E’ NEGLI ANTICORPI CHE FANNO DA BIOMARCATORI
Robert Nagele, della Rowan University School of Osteopathic Medicine nel New Jersey in USA, ha messo a punto un test che individua una serie di anticorpi, potenzialmente in grado di rilevare la terribile malattia, ancor prima della comparsa dei sintomi. Nagele ha presentato i risultati della sua ricerca domenica scorsa in occasione del meeting annuale della American Osteopathic Association a Orlando.
“Ci sono vantaggi significativi nell’individuare l’esordio della malattia, perché ora sappiamo che molte delle stesse condizioni che portano alle malattie vascolari sono anche importanti fattori di rischio per l’Alzheimer“, ha sottolineato Nagele. “Le persone nelle quali si riesce ad individuare la malattia nella fase preclinica possono adottare misure per migliorare la loro salute vascolare, tra le quali fare attenzione alla loro dieta, fare esercizio fisico e gestire eventuali problemi di peso e della pressione sanguigna per aiutare ad evitare o rallentare la progressione della malattia”. Un miglioramento grazie all’attività fisica, per esempio, oppure incrementando l’esposizione al sole o anche adottando un regime alimentare equilibrato.
La teoria di lavoro di Nagele nella diagnostica è basata sulla concentrazione di alcuni auto-anticorpi nel sangue. Tutti gli esseri umani ne hanno migliaia, e i biomarcatori sono una risposta a malattie e alle lesioni nel corso della vita. Una catalogazione completa di questi biomarcatori potrebbe essere la chiave per determinare se la malattia è silenziosamente in via di sviluppo.
L’idea del test per l’Alzheimer è nata nel 1999. A Nagele è stata inviata una diapositiva di cervello da un ex studente che aveva collaborato con lui alla Johnson e Johnson. Quando Nagele ha sviluppato la parte dell’immagine di materia cerebrale, ha scoperto una macchia marrone di tessuto oscurato, scoprendo proteine che non avrebbero dovuto essere lì, in un organo sano. Nagele, successivamente ha ridotto gli auto-anticorpi che stava guardando da un campione di quasi 10.000 fino a solo 10.
TEST PRECISI AL 95%
I tassi di precisione a quel tempo erano del 95 per cento, e il test ha preso corpo in solo 24 ore, secondo quanto riferito dal ricercatore stesso. L’Alzheimer è causato da una rottura nella barriera emato-encefalica: è quanto sostengono Nagele e il suo team. Una volta che i componenti del plasma si disperdono nel cervello, gli autoanticorpi potrebbero potenzialmente legarsi ai neuroni, e accelerare l’accumulo di beta-amiloide, la sostanza proteica che blocca i segnali tra neuroni.
Le scoperte del test di Nagele sono state precedentemente pubblicate in varie riviste. Ulteriori risultati sono in arrivo.
La Rowan University ha anche annunciato che una ricerca parallela di Nagele ha sviluppato un test in grado di rilevare la malattia di Parkinson con un tasso di precisione del 87,9 per cento alle fasi iniziali (interessante anche un programma informatico con tastiera speciale per la diagnosi precoce). La ricerca di Nagele è stata pubblicata sulla rivista Immunology Letters, e ha creato molto rumore.
“Le capacità di identificare i soggetti in fase precoce della malattia e di verificare l’impatto delle terapie potrebbero migliorare la nostra probabilità di un intervento di successo, e il lavoro del Dr. Nagele è un passo in questa direzione”, ha dichiarato Catherine Kopil, anziano direttore associato dei programmi di ricerca presso il Michael J. Fox Foundation per la ricerca di Parkinson, la fondazione sorta per volontà dell’attore Michael J. Fox, lo sfortunato protagonista di “Ritorno al futuro”, affetto da questa malattia.