Utero in affitto: denunciata una clinica per pratiche scorrette

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“Comprare” un utero in affitto e relativo bambino può costare anche 120mila dollari. Ed il business verrebbe pubblicizzato in specifici incontri vietati dalla legge italiana.

UTERO IN AFFITTO E “ACQUISTO” DI UN BAMBINO

E’ quanto sostiene un esposto presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. Il 23 settembre scorso il dottor Daneshmand della Fertility Clinic di Los Angeles è stato a Milano per 24 ore, al fine di tenere un incontro esclusivo organizzato dall’associazione “Prepara” per parlare di GPA (Gravidanza per altri), il nome politicamente corretto dell’utero in affitto.

Nonostante la legge n. 40/2004 vieti la commercializzazione di gameti e la realizzazione, pubblicizzazione e organizzazione della maternità surrogata, in Italia, purtroppo, casi come quello di Milano non sono rari. Pertanto Pro Vita, in collaborazione con i Giuristi per la Vita, ha presentato oggi una denuncia al Tribunale affinché le Autorità indaghino sui fatti avvenuti a Milano.

Nell’esposto, sottoscritto da Antonio Brandi, presidente della Pro Vita Onlus, viene riferito di quanto accaduto nel corso di quella “conferenza” attraverso la testimonianza di una coppia che vi ha preso parte. “Il sospetto (che si trattasse di un incontro per la promozione delle pratiche eseguite presso la Fertility Clinic di Los Angeles) ha ben presto trovato conferma, poiché i due relatori – il dottor Said Daneshmand e la sig.ra Laura Marchesani –hanno intrapreso una conversazione che non affrontava il tema dell’utero in affitto da un punto di vista astratto ed accademico, ma faceva un’evidente promozione delle pratiche di GPA esercitate presso The Fertility Center. Iniziata la riunione, dopo una breve presentazione del predetto centro medico, il primo argomento ha riguardato i costi per poter “comprare” un bambino appena partorito da una donna che avrebbe rinunciato a qualsiasi diritto sul neonato. Tutti i presenti sapevano all’incirca l’ammontare delle spese, cosicché il dottor Daneshmand ha attirato l’attenzione sui risparmi che la sua clinica può permettere a chi decidesse di rivolgersi ai suoi servizi: a partire dal prelievo dei “gameti femminili” (gli ovuli, che al 50% determinano i caratteri fisici del nascituro), alla selezione della “gestante” (o surrogata, vale a dire colei che porterà il bambino in grembo per nove mesi), fino alle analisi di salute sugli embrioni (per abortire bambini potenzialmente affetti da malattie cromosomiche o ereditarie, ovvero del sesso non gradito). Le cifre che sono state fatte sono: 5-10.000$ per gli ovuli, 15-30.000$ per la madre surrogata, 10.000$ per un esame dell’embrione, 2-5.000$ per un esame del feto alla decima settimana (se questo test andasse male potrà essere abortito), oltre a vari altri costi per analisi sui “genitori”, sui gameti, le provvigioni di agenzie intermediarie ed avvocati. In totale si va dai 75.000$ ai 120.000$, senza considerare possibili sorprese, problemi o complicazioni”.

  LA BATTAGLIA DI PRO VITA

GRAVIDANZAStando al denunciante “non si tratterebbe certo di una procedura regolare e lo stesso incontro di quella sera era illegale, a detta dello stesso ragazzo con cui stavano parlando, “… perché è vietato pubblicizzare le surroghe in Italia” e per tale ragione era stata “mascherata” come una chiacchierata tra amici”. Di tutto l’incontro Brandi ha allegato all’esposto la registrazione audio.

In questo articolo tutti gli aspetti legati alla fecondazione medicalmente assistita PMA secondo il Rapporto al Parlamento presentato dal ministro della Salute”.

L’esposto, presentato in 23 pagine più 9 allegati, chiede di perseguire eventuali reati e anticipa che Pro Vita Onlus si riserva “la costituzione di parte civile, in quanto sarebbero stati, in tal modo, lesi gli interessi di cui è portatrice detta associazione in ragione del rispettivo statuto”.

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