Ticket pazzi, la Regione Lazio tira dritto: “Vanno pagati”

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La Regione Lazio tira dritto e non fa passi indietro rispetto all’operazione di recupero dei ticket sanitari degli anni 2009 e 2010. Dopo la valanga di avvisi bonari ricevuti da migliaia di utenti e le contestazioni fatte agli sportelli di via Cristoforo Colombo oltre che al numero verde regionale, l’amministrazione è uscita dal suo silenzio ed ha ammesso alcuni degli aspetti già anticipati da saluteokay.com.

IL PROSSIMO PASSO E’ IL RICORSO AD EQUITALIA

Intanto, viene ammesso che l’operazione riguarda 235mila utenti. “Dallo screening su 1 milione di cittadini esenti – spiegano dalla Regione Lazio – sono emersi circa 235mila casi di soggetti che hanno usufruito dell’esenzione per reddito di prestazioni sanitarie senza averne diritto. I controlli sono stati fatti sulle due annualità 2009 e 2010, incrociando i dati  con l’Anagrafe tributaria dell’Agenzia delle Entrate”.

Le ragioni dell’operazione, sono di natura fiscale: servono soldi alle casse regionali. “L’obiettivo è il recupero di circa 50 milioni di euro” anche se la legge regionale richiamata, la 2/2013, ha in preventivo un recupero maggiore, pari a 65 milioni. A gennaio 2016, confermeranno dalla Regione Lazio, risulteranno già 11 i milioni riscossi (VEDI L’ARTICOLO) da 105mila contribuenti che hanno preferito pagare.

Viene ammesso anche il grave errore di aver inserito tra le prestazioni a pagamento quelle dei Consultori, gratuiti per legge. E’ successo, per esempio, in tutto il territorio della Asl Roma D, quella del litorale e del quadrante occidentale capitolino. “È stato riscontrato un margine fisiologico di errore nell’invio della comunicazione all’incirca del 3%, in particolare riferito a un’anomalia nella trasmissione dei dati sulle prestazioni dall’ASL Roma D alla Regione Lazio, relativamente a quelle prestazioni (del 2009 e del 2010) dei consultori che sono e restano gratuite – si segnala dalla Pisana – In questo caso già accertato la Regione sta predisponendo una nuova lettera da inviare ai precedenti destinatari, che annulla, agendo in autotutela, gli avvisi bonari precedentemente inviati”.REGIONE.LAZIO1

Per chi non si metterà in regola, non c’è scampo. “La Giunta ha indicato le modalità con cui realizzare l’attività di recupero, in due fasi distinte, una bonaria e l’altra, successiva, in collaborazione con Equitalia”. In poche parole chi si rifiuta di pagare dovrà vedersela con gli spietati esattori dell’agenzia nazionale di riscossione credito.

NUMERO VERDE E INDIRIZZI PER PROTESTARE

L’unico elemento di sollievo che arriva dalla comunicazione ufficiale della Regione Lazio è che gli utenti che vogliono chiarimenti o ritengono di essere nel diritto di non pagare oltre che affrontare le estenuanti file di ore agli sportelli di via Cristoforo Colombo o di passare le mezze giornate in attesa di una risposta al numero verde 800.90.91.20 potranno interloquire con l’amministrazione anche attraverso posta e via email. E’ stato stabilito, infatti, che “per ulteriori eventuali verifiche e chiarimenti è possibile scrivere all’INDIRIZZO EMAIL recuperoticket@regione.lazio.it o con RACCOMANDATA A/R indirizzata a: Regione Lazio – Contact Center Recupero Ticket in via Rosa Raimondi Garibaldi, 7 ‘Palazzina C’, 00145, Roma indicando come oggetto Recupero Ticket ID: #439029”. Questa la nota ufficiale della Regione Lazio. Il consigliere regionale Fabrizio Santori ha annunciato di avviare insieme con Assotutela un’azione di difesa degli utenti ed è stato preparato un MODULO PER IL RICORSO che puoi SCARICARE QUI.

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  1. Nei giorni scorsi insieme al consigliere regionale del Lazio Fabrizio Santori avevamo lanciato l’allarme delle cartelle pazze, ma a quanto pare Zingaretti non ha recepito il nostro monito e non sembra aver preso alcun tipo di rimedio a riguardo. Il numero verde messo a disposizione degli utenti in realtà risulta sempre essere occupato e gli uffici che sono stati adibiti ad accogliere solo 150 numeri al giorno, creano forti disagi per tutti gli altri, per lo più anziani, accorsi in Regione per richiedere spiegazioni. Ricordiamo che i casi sospetti di cartelle pervenute a casa sono numerosi tra i quali: oltre 400 euro per esami svolti nel 2009 e nel 2010, visite al Bambin Gesù effettuate nel 2008 ma fu pagato il ticket, visite ai consultori ma nessuno dei responsabili chiese al paziente di pagare e addirittura visite relative al 2010 che non sono mai state prenotate nè effettuate, richieste a chi non ha mai superato la soglia di reddito fissata a 36.165,98. In accordo con il consigliere regionale del Lazio Santori nei giorni scorsi abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e nei prossimi giorni sarà presentata una interrogazione al Consiglio regionale del Lazio, per chiedere lumi al Presidente Zingaretti, reo di aver messo in atto una procedura simile ad Equitalia”. Lo dichiara in una nota il Presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato, neo candidato Sindaco di Roma.

  2. «Mi è arrivata una raccomandata della Regione Lazio: mi comunicano che hanno scoperto che il mio reddito del 2010 era superiore alla soglia di 7 prestazioni di cui avrei usufruito presso una clinica convenzionata con la Asl in zona Monteverde il 3 novembre 2010, e mi dicono di pagare 49,22 euro. Io quel giorno me lo ricordo benissimo, sa perché? È morto mio padre, e non sono stata in nessuna clinica. È arrivata anche alla mia vicina di casa, le scrivono che il 24 ottobre si è recata presso uno studio medico a Marconi usufruendo del ticket quando il suo reddito non lo permetteva: pure lei non c’è mai andata. Scusi, ma questa è estorsione che fa la Regione ai cittadini: quante persone, magari anziane, si ricordano dov’erano il tale giorno e sono in grado di andare a caccia di attestazioni di verifica? Chiamo da oltre 8 ore il numero verde, è sempre occupato. Ora mi fanno perdere tempo: dicono di recarsi in via Rosa Raimondi Garibaldi per chiarimenti, tra l’altro, solo con l’avviso, senza documentazione sulla propria posizione. 30 giorni di tempo, poi partono le procedure di recupero coattivo, insomma pure le minacce. Vorrei costituirmi parte civile per false dichiarazioni». È bufera sul recupero dei ticket sanitari. Ieri la signora Giuditta Arci ha contattato la redazione de «Il Tempo» mandandoci la lettera che le ha fatto recapitare la Regione, sfogandosi sulla campagna antievasione che continua a collezionare errori clamorosi. «Mi pare – prosegue – solo un’iniziativa della serie: si gratta il fondo del barile perché servono soldi, alla stregua di quanto successe con il bollo auto qualche tempo fa. E poi chi ha già pagato verrà rimborsato?». Come lei sono tanti gli utenti che hanno fatto arrivare segnalazioni a organi di stampa e istituzioni, mentre esplode anche il caso dei baby evasori. A denunciare, in un’interrogazione depositata ieri l’altro alla Pisana, la vicenda di una bambina di dieci anni incappata nel girone delle cartelle sanitarie pazze è stato il vicepresidente del consiglio regionale del Lazio Francesco Storace. «La bimba è scoppiata in lacrime», ha detto l’ex governatore, sottolineando «la truffa “scoperta” dai solerti uffici della Regione era stata commessa sei anni prima, alla bella età di quattro anni, presso l’ospedale Bambino Gesù. Posso dire vergogna per chi non si è preoccupato di chiedersi se in quel nosocomio si ricoverano bambini? Se si è peritato di verificare se si trattasse di una minore? Peraltro non punibile? Il caso ha voluto che il padre abbia conservato la ricevuta del ticket di 20 euro che aveva regolarmente pagato». Parecchi i casi di equivoci anche in provincia. Non è tutto. «In una scuola dell’infanzia di Morena, nel 2009, 110 bambini furono avviati alla profilassi per un alert tubercolosi lanciato dalla Asl RmB. Dopo quasi 7 anni la Regione invia delle cartelle pazze intestate ai minori (che all’epoca avevano tre anni, ndr) cercando di far cassa sulla pelle dei bambini malati», denuncia il consigliere regionale Fabrizio Santori postando le cartelle sul suo profilo Facebook. «Peggio di Equitalia. Mentre gli uffici preposti accolgono solo 150 numeri al giorno rinviando a casa persone anziane che si sono recate in Regione per chiedere spiegazioni». Un’altra interrogazione è stata presentata dal consigliere regionale di Fi Mario Abbruzzese «per conoscere i criteri adottati per l’individuazione degli eventuali 235.000 evasori; chi ha certificato importi ed evasori; se sia possibile ridurre la sanzione di 25 euro per gli importi di piccola entità e ridurre il tasso di interesse applicato» . Zingaretti fa mea culpa. «Se ci sono stati disguidi o sono stati commessi errori chiedo personalmente scusa agli interessati e la Regione Lazio farà di tutto per rimediare», ha detto, «quella che stiamo conducendo è un’operazione molto delicata che ha l’obiettivo di recuperare crediti e individuare evasori, e le risorse saranno reinvestite in servizi a favore dei cittadini».

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