Sindrome di Wolff – Parkinson – White per uno su 450

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SPORTIVIIl cuore sembra impazzire e battere a un ritmo frenetico senza un’apparente causa. In realtà il male c’è ed è di natura elettrica, anche se non manifesta sintomi palesi. Si tratta della sindrome di Wolff-Parkinson-White (Wpw) che colpisce una persona su 450. Il trattamento chirurgico, secondo le linee guida, è impiegato solo in chi ha già avuto dei sintomi di aritmia; ma ora uno studio ha dimostrato che i pazienti senza sintomi sono quelli a più alto rischio, e andrebbero operati per evitare morti improvvise.

La ricerca, pubblicata su Circulation, è stata condotta da Carlo Pappone e dal suo team nel Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna). La sindrome Wpw colpisce soprattutto i maschi (70%), specie durante l’adolescenza; nel cuore dei pazienti ci sono circuiti elettrici anomali che fanno “impazzire” il battito cardiaco e aumentano i rischi di aritmie: queste nella maggior parte dei casi sono benigne, ma possono essere anche potenzialmente letali. «La sindrome – dicono gli esperti – si può diagnosticare con un semplice elettrocardiogramma e può essere curata eseguendo l’ablazione, che consiste in una piccola bruciatura su questi circuiti anomali». Il problema, aggiungono, è che ad oggi le linee guida internazionali «negano la possibilità di eseguire l’ablazione a pazienti privi di sintomi, anche se hanno la sindrome Wpw».

L’ABLAZIONE E LA METODICA DELLO STUDIO

Eppure, secondo lo studio del Maria Cecilia Hospital, «questi pazienti sono potenzialmente anche a più alto rischio di quelli sintomatici». Lo studio è durato 8 anni e ha raccolto i dati di 2.169 pazienti consecutivi con sindrome Wolff-Parkinson-White sintomatica o asintomatica che erano stati valutati con un test elettrofisiologico. Di questi pazienti, 1.001 non erano stati ablati (550 asintomatici) mentre i rimanenti 1.168 erano stati ablati (206 asintomatici). Tra i due gruppi, al momento dell’arruolamento, non c’erano sostanziali differenze nelle caratteristiche cliniche ed elettrofisiologiche se non la presenza o meno di sintomi. Durante un follow up di 96 mesi sono stati registrati eventi di “arresto cardiaco non fatale/fibrillazione ventricolare” in 15 pazienti del gruppo non ablato (1,5%); due pazienti erano adulti e i rimanenti bambini con un’età media di 11 anni al momento dell’arruolamento. Tredici dei 15 pazienti che avevano avuto l’aritmia ventricolare erano asintomatici al momento dell’arruolamento. Analisi statistiche hanno mostrato che l’insorgenza di aritmia si associava a un breve periodo refrattario effettivo della via accessoria e a tachicardia da rientro nodale che innesca la fibrillazione atriale ma non alla presenza dei sintomi al momento dell’arruolamento.

Nel gruppo dei pazienti ablati la procedura era stata eseguita con il 98% di successo e nell’arco del follow up nessun paziente aveva avuto una aritmia maligna. Gli autori riportano di aver stimato un rischio di arresto cardiaco/fibrillazione ventricolare del 2,4 per 1000 persone per anno.

«I risultati cambiano completamente il punto di vista su questa malattia – commenta Pappone – e dopo questa scoperta, molti bambini potranno essere salvati dal rischio della morte improvvisa. Raccomandiamo di attivare programmi di screening in tutte le scuole per identificare al più presto, attraverso un semplice ecg, ragazzi con la sindrome Wpw asintomatico ma a rischio di aritmie potenzialmente letali».

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