Cosa hanno in comune Rita Dalla Chiesa, Fiordaliso ed altre tre donne coraggiose (Donatella Gimigliano, Monica Periccioli e Arianna Stabile)? Lo scopriremo a partire dal 21 ottobre, quando al Policlinico Gemelli di Roma, in occasione della BRA Day, Breast Reconstruction Awareness – Giornata internazionale per la Consapevolezza sulla Ricostruzione Mammaria”, verrà presentato il cortometraggio “Segni”.
LA RINASCITA DOPO LA SCOPERTA DEL TUMORE AL SENO
Patrocinato dalla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli – Università Sacro Cuore, dalla S.I.C.P.R.E. – Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, da Susan G. Komen – per la lotta ai tumori del seno e da Iris Roma, “Segni”, firmato dalla giovane regista Agnese Rizzello, nasce dalla voglia di raccontare delle storie di dolore nella fase di “rinascita”. Protagoniste del delicato racconto sono tre donne: Donatella Gimigliano (51 anni), Monica Periccioli (42 anni) e Arianna Stabile (27 anni), una narratrice e un’artista del mondo della musica.
La narratrice Rita Dalla Chiesa, è colei che raccoglie la testimonianza di tre donne coraggiose, che hanno affrontato la violenza psicofisica del tumore al seno, il tutto con le musiche e le incursioni della cantante Fiordaliso. Attraverso i loro racconti, in chiave di conversazione/confessione, scopriamo quello che le donne raramente dicono: il percorso che hanno dovuto affrontare (o che stanno affrontando), spesso da sole, per superare la dirompente violenza che il cancro esercita sul loro corpo, sulla loro mente e sulla loro vita.
Cinque i punti cardine: combattere il male per riappropriarsi del proprio corpo e dell’equilibrio psichico, dei rapporti interpersonali (che spesso vengono meno), col resto della società e col mondo del lavoro. Riappropriarsi anche dei piccoli gesti quotidiani che fanno parte del mondo femminile, come truccarsi, scegliere un bel vestito per uscire, sistemarsi i capelli. Riprendere consapevolezza della propria femminilità, della bellezza che fa parte di ogni donna. Il simbolo che accompagna le quattro protagoniste nei loro racconti è il fiore di camomilla. La camomilla rappresenta la forza e il coraggio nei momenti difficili, ma viene anche utilizzata in natura con un nobile scopo: travasandola accanto a piante malate, ha il potere di rinvigorirle. Il cortometraggio si chiude con un’immagine allegra e serena: le donne protagoniste e la narratrice stringono in mano ognuna dei mazzolini di camomilla, e decidono di offrirli a noi, come gesto di forza e solidarietà per chiunque ne avesse bisogno.
UNA DONNA SU OTTO NE VIENE COLPITA
In Italia una donna su otto viene colpita dal cancro al seno, seconda causa di morte per cancro e prima causa di mortalità per tumore nelle donne, un’incidenza tra le più alte in Europa. Ad oggi si stima che in un anno le donne che hanno avuto una diagnosi di cancro al seno siano oltre 522 mila. Si tratta quindi di una vera e propria emergenza. L’esperienza dell’incontro con la malattia oncologica segna uno spartiacque profondo nella vita di una donna: cambiano le prospettive, il senso del tempo, le relazioni, i valori e le priorità. Avere il cancro comporta conseguenze, non soltanto a livello fisico, come tossicità, dolore, stanchezza, cicatrici, malattie e tumori secondari, limitazioni funzionali, ma anche a livello emotivo e psicologico, preoccupazioni relative ad una possibile ricaduta e all’insorgenza di un nuovo tumore, disturbi dell’umore, della sfera relazionale e sessuale, disturbi cognitivi, problemi lavorativi e sociali, consapevolezza dell’incertezza del futuro e del limite della vita. Lo stile di vita svolge quindi una funzione importante perché incide sulla progressione del cancro: molte donne, infatti, sviluppano depressione, problemi di ansia e stress prolungato nei primi due anni di malattia. È quanto emerge da una ricerca finanziata dal Ministero della Salute e presentata nel convegno “Stile di vita come fattore di rischio nella progressione del tumore al seno”. Alcuni tipi di stress psicologico sono infatti considerati responsabili di concorrere alla suscettibilità tumorale e alle ricadute. È quindi fondamentale convincere e aiutare le pazienti a prendersi cura del proprio benessere psicofisico e a condurre uno stile di vita sano. Grandi speranze si nutrono sullo sviluppo di un test che predirrà con largo anticipo lo sviluppo di un tumore al seno al fine di operare interventi mirati in via preventiva.