Bambini e ragazzi non rispondono alle raccomandazioni nutrizionali di consumare almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. In realtà, loro non sono molto appassionati di frutta e verdura. Succede in Francia, in molti paesi d’Europa ma soprattutto sulla nostra Penisola: anzi, i bambini italiani sono i più obesi e in sovrappeso nel campione preso in esame e i peggiori consumatori di verdure in termini di quantità. Sono diversi gli studi che confermano questa tendenza poco salutista. L’ultimo appartiene alla Francia, attraverso il sondaggio condotto dalla Commission mixte des études économiques des fruits et légumes (FranceAgriMer / CTIFL / Interfel).
Com’è noto chi ha un regime di abbondante, se non addirittura esclusiva, alimentazione vegetariana vive più a lungo rispetto al resto della popolazione, e sono più propensi a sviluppare meno problemi cardiaci e altri disturbi, come ipercolesterolemia e diabete.
IN FRANCIA IL PROBLEMA E’ NELLE MAMME
Primo dato: i bambini hanno avversione per gli ortaggi freschi. I frutti sono più attraenti per le loro qualità organolettiche: la loro dolcezza, il loro aspetto con colori vivaci e forme varie, il loro odore “sfuggente” e consistenza croccante e succosa. In questo, “i frutti sono intrinsecamente prodotti gradevoli e divertenti, che contengono un vero potenziale di attrattiva per i piccoli di 6-12 anni”, dice lo studio.
Questa mancanza di entusiasmo per la frutta e verdura ha spesso un aspetto generazionale. Lo studio sottolinea l’importante ruolo della madre nell’educazione al gusto in giovane età. Le madri possono essere poco consumatrici di questi alimenti (talvolta fin dall’infanzia), e “vedere per i loro figli meno benefici di frutta e verdura, dalla dimensione della salute al piacere attraverso il buon gusto”. Il sondaggio cita anche il caso di madri “fortemente impregnate di cultura del “re bambino” che consiste nell’assecondare i loro figli, soprattutto nel cibo”. Anche nel modo di fare la spesa si registra una scarsa propensione verso questo segmento alimentare. “Le madri cercano la maniera più semplice per rendere la vita più facile. Si servono in supermercati prevalentemente di medie e grandi superfici, anche per i prodotti freschi. E i prodotti sono scelti principalmente per abitudine (87%) perché si cerca la praticità ” sottolinea lo studio.
Insomma, le conclusioni sono che manca la cultura e l’incentivo anche logistico per facilitare il consumo ortofrutticolo nei più piccini. L’indagine offre anche alcune raccomandazioni per cambiare la situazione. Tra queste: “educare al piacere, instillandolo dalla madre dal prima età e in generale dai parenti adulti del bambino (nonni, insegnanti …)” e una “riabilitazione del bambino al consumo di frutta e verdura, tenendo conto delle specificità legate all’età: le diverse esigenze e le motivazioni per 0-2 anni, 3-5 anni, 6-8 anni e 9-12 anni “.
IN ITALIA LA SITUAZIONE E’ ANCHE PEGGIO
Gli ultimi dati elaborati da Ipsos per Save the Children indicano una chiara tendenza nel nostro Paese: sempre più bambini e adolescenti consumano meno frutta e verdura. Nel 2012 il 37% di loro diceva di mangiare prodotti ortofrutticoli a ogni pasto, percentuale, l’anno dopo è scesa al 35%; lo stesso vale per chi introduce nella propria dieta alimentare frutta e verdura una volta al giorno, con una percentuale scesa dal 39% al 35%. Per contro, sale il dato di chi ammette di non consumare mai ortofrutta o di farlo al massimo due volte a settimana: dal 25% al 31%.
Nella ricerca Ipsos “circa il 90% dei genitori dichiara di conoscere i principi base dell’alimentazione, generalmente tramandate di generazione in generazione (41%) o frutto di letture e approfondimenti personali (36%). Si conferma la fiducia riposta nei pediatri: un genitore su tre vi fa affidamento, e 6 su 10 li considerano la fonte privilegiata da cui avere indicazioni. Gli insegnanti potrebbero rivestire questo ruolo solo per una famiglia su 5, mentre decisamente marginale è il ruolo giocato dai mezzi di comunicazioni o da altri operatori specializzati”. Inoltre “solo in 3 famiglie su 10 circa, la frutta risulta essere una componente stabile dei pasti. Sempre in un caso su tre, viene consumata in almeno un pasto, mentre per il restante terzo si tratta di una presenza occasionale, se non di un’assenza (7%). Di nuovo, sembrano essere gli 11-13enni quelli più restii ad un consumo regolare”.
Anche uno dei più grandi studi condotti dall’Unione Europea (l’Idefics study pubblicato nel luglio 2014) su un campione di 16.220 bambini dai 2 ai 10 anni ripartiti tra Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Ungheria, Italia, Spagna e Svezia, ha rilevato due dati preoccupanti: i bambini italiani sono i più obesi e in sovrappeso del campione preso in esame e i peggiori consumatori di verdure in quantità. In Italia infatti oltre il 20% dei bambini è in sovrappeso e l’11% addirittura obeso.