Malattie infettive più comuni tra i soggetti dipendenti da internet

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INTERNET.ADDICTL’internet addict non è solo una malattia psicologica ma anche fonte di patologie infettive. Se, infatti, pensate che passare il tempo a un computer ci difenda dalla trasmissione di agenti patogeni e che per questo ci si ammali meno rispetto agli altri, dovrete ricredersi. Questo è proprio ciò che un gruppo di ricercatori britannici e italiani (la dottoressa Michela Romano ed il professor Roberto Truzoli dell’Università di Milano) hanno trovato in un nuovo studio i cui risultati sono visibili sul sito della Swansea University inglese sotto il titolo “Swansea University co-research finds Internet addicts at greater risk of illness”. Secondo le loro osservazioni, un individuo che passa molto tempo su Internet avrebbe le difese immunitarie più di chi svolge una vita dinamica e all’aria aperta.

MONITORATO MEZZO MIGLIAIO DI SOGGETTI DI TUTTE LE ETA’

Per arrivare a queste conclusioni, gli scienziati hanno studiato nel 2013 il caso di 500 persone di età compresa tra 18 e 101 anni analizzando le loro abitudini sul web (in media sei ore al giorno e fino a 10 per i più dipendenti) con la frequenza della comparsa di sintomi dell’influenza o del raffreddore comune. Il risultato è che si è notato che coloro che trascorrono più tempo su internet si ammalano più spesso (circa il 30% in più) rispetto agli altri. I ricercatori ritengono che questo potrebbe essere spiegato dal fatto che le persone che sono più spesso di fronte al loro schermo passano meno tempo a contatto con gli altri, sono meno spesso esposte a vari germi e quindi non necessariamente sviluppano le adeguate difese immunitarie.
“Abbiamo scoperto che l’impatto di Internet sulla salute delle persone è indipendente da altri fattori come la depressione, l’insonnia o la solitudine” ha spiegato il professor Phil Reed dell’Università di Swansea, il uno degli autori. Gli scienziati hanno anche scoperto che le persone che si connettono più spesso a internet soffrono maggiormente lo stress quando sono disconnessi rispetto agli altri.

Lo studio ha anche scoperto che le persone hanno riportato l’uso di internet in media per sei ore al giorno il più delle volte sono collegate con i siti di social media. Ci sono state anche differenze nel modo in cui uomini e donne utilizzano internet: le donne lo impiegano principalmente per i social media e lo shopping più degli uomini, e gli uomini rispetto alle donne più per il gioco e la pornografia. Il professor Roberto Truzoli dell’Università di Milano sottolinea che: “L’indagine non mostra differenze di genere o sulla durata e sulla finalità della connessione rispetto alla suscettibilità alla malattia”.

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