Fine anno 2016 con Milano, Torino, Brescia, Cremona, Roma e Napoli alle prese con il blocco auto. Ecco perchè: l’inquinamento atmosferico è diventato il quarto fattore di causa di morte prematura in tutto il mondo, secondo un rapporto diffuso l’8 settembre dalla Banca Mondiale che valuta uno spreco conseguente di centinaia di miliardi di dollari per l’economia globale.
QUASI 3 MILIONI DI MORTI L’ANNO, 60MILA IN ITALIA

Lo smog ha ucciso 2,9 milioni di persone nel 2013, secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati nel rapporto dell’istituto di sviluppo. Se si aggiungono gli effetti dell’inquinamento in casa, compreso l’uso di combustibili solidi per il riscaldamento e la cottura, il bilancio delle vittime è pari a 5,5 milioni.
Le malattie causate da inquinamento atmosferico (patologie cardiovascolari, cancro ai polmoni, malattie polmonari croniche, infezioni respiratorie) sono responsabili di un decesso su dieci in tutto il mondo, sei volte più che la malaria. Qualcosa come l’87% della popolazione del pianeta è più o meno esposta all’inquinamento.
In Europa e nell’Asia centrale, rispettivamente muore mezzo milione di persone a causa dell’inquinamento, e 100.000 negli Stati Uniti. Come segnala QUESTO RAPPORTO del 2015 della European Environment Agency con quasi 60 mila decessi prematuri conseguenti all’esposizione al PM2,5, oltre 3 mila per l’esposizione all’ozono e circa 22 mila per gli ossidi di azoto, l’Italia è il Paese con il maggior numero di morti per inquinamento ambientale. Nell’est asiatico si stimano 2,2 milioni di morti a causa dell’inquinamento esterno (aria) come interno (QUESTO TIPO di inquinamento domestico), seguito dall’Asia del Sud (1,8 milioni) e dall’area sub-sahariana (605,000).
Queste perdite sono anche sinonimo di carenze in termini di reddito e di limitazioni allo sviluppo economico, secondo i calcoli della Banca Mondiale. Così, lo studio stima che le perdite di reddito del lavoro attribuibili a queste morti sono state pari a circa 225 miliardi di dollari nel 2013. Più in generale, tali risultati di inquinamento sono causa di perdite in termini di benessere per un totale di 5.110 miliardi di dollari, sostiene la Banca Mondiale. Nell’Asia orientale, che comprende la Cina, e nel Sud-oriente, che comprende l’India, queste “perdite in benessere” pesano l’equivalente del 7,5% del prodotto interno lordo (PIL) di queste regioni.
LE POLVERI SOTTILI
Nel 2013, le più alte concentrazioni di polveri sottili nell’aria (inferiore a 2,5 micrometri, che penetrano negli alveoli polmonari) sono state trovate in Nord Africa e in Medio Oriente a causa della polvere minerale trasportata dai venti e in Asia meridionale e orientale, riporta la Banca mondiale. Per paese, data la concentrazione della popolazione, il più alto tasso di esposizione a queste particelle fini nel 2013 è avvenuta rispettivamente in Mauritania, in Cina e in Arabia Saudita. I paesi con livelli più bassi di esposizione a queste particelle sono l’Australia e la Norvegia, così come nel Pacifico e nelle isole dei Caraibi.
“L’inquinamento atmosferico ha conseguenze dirette sul benessere, minando il capitale naturale e fisico e limitando la crescita economica“, dice Laura Tuck, vice presidente per lo sviluppo sostenibile della Banca Mondiale. “Con questo rapporto, che rapporta i costi economici per la morte prematura indotta da questo flagello, speriamo di sensibilizzare i responsabili delle decisioni e garantire che dedichino di più al miglioramento delle risorse di qualità dell’aria” ha aggiunto il funzionario.
Questa vulnerabilità fatale per l’inquinamento è aumentato del 30% tra il 1990 e il 2013, tanto che la caduta in termini di reddito da lavoro è aumentata del 40% e le perdite di benessere sono quasi raddoppiate. Per gruppi di popolazione, sono i più giovani ad essere quelli più fragili. L’inquinamento dell’aria è quindi responsabile del 5% delle morti di sotto dei cinque anni e il 10% di quelli oltre i 50 anni, osserva lo studio. Il tasso di mortalità a causa di questo fattore è più elevata tra gli uomini (85 per 100.000) rispetto alle donne (68 per 100.000), anche se queste ultime secondo QUESTO STUDIO sono più esposte all’inquinamento chimico.
QUESTO E’ IL REPORT del World bank group Banca Mondiale.
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