Si conoscono gli effetti patologici dell’inquinamento atmosferico sulle vie respiratorie e sui meccanismi mutageni all’origine di talune forme di cancro ma a queste conseguenze bisogna da oggi aggiungerne un’altra: quella sul cervello e sulle capacità cognitive.
Secondo lo studio “Long-Term Exposure to Fine Particulate Matter, Residential Proximity to Major Roads and Measures of Brain Structure” pubblicato sulla rivista scientifica Stroke, l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico da polveri sottili può causare cambiamenti strutturali nel cervello che aumentano i rischi di impoverimento delle funzione cognitiva e la demenza.
LE PROVE DALLA RISONANZA MAGNETICA SU 943 SOGGETTI
L’inquinamento atmosferico da polveri sottili – più piccolo di 2,5 micrometri di diametro (PM2.5) – può essere il tipo più comune e pericoloso di contaminazione atmosferica. In particolare deriva dalla combustione di legna o carbone, dai gas di scarico dell’automobile e da altre fonti. “L’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico ha dimostrato effetti dannosi sul cervello in questo studio, anche a bassi livelli, in particolare con gli anziani e anche sui soggetti che erano relativamente in buona salute“, ha spiegato l’autore principale dello studio Elissa Wilker, ricercatore dell’Unità di epidemiologia cardiovascolare al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston e docente di medicina alla Harvard Medical Scuola.
I ricercatori hanno analizzato 943 adulti che al momento del reclutamento erano sani e privi di demenza e di ictus. I partecipanti hanno vissuto nella zona di Boston e in tutto il New England e New York, regioni nelle quali i livelli di inquinamento dell’aria sono pure bassi rispetto ad altre parti degli Usa e del resto del mondo.
UN RISCHIO DEL 46% MAGGIORE DI ICTUS SILENTI
Nel periodo compreso tra il 1995 ed il 2005, i ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica (MRI) per determinare l’effetto di esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico sui marcatori della struttura cerebrale. Hanno così scoperto che un aumento di particolato PM2.5 di due microgrammi per metro cubo d’aria era associato ad un volume cerebrale totale dello 0,32 per cento più piccolo e ad un rischio del 46 per cento più elevato di infarti cerebrali remoti, un tipo di ictus silente. “La grandezza di associazione che abbiamo osservato per il volume del cervello era simile a circa un anno di invecchiamento cerebrale” ha segnalato Wilker. Cambiamenti fondamentali nella struttura del volume del cervello cerebrale e dimensioni del cervello più piccolo sono marcatori di età associati all’atrofia cerebrale. I piccoli infarti, di solito situati in regioni profonde del cervello, sono stati associati ad anomalie neurologiche, all’impoverimento della funzione cognitivi, alla demenza, e si pensa che riguardino Una malattia del microcircolo, è la conclusione dello studio.