La curcumina, principio attivo contenuto in grande quantità nella curcuma, conferma il suo grande potere terapeutico nel tumore della prostata ma anche un limite, la scarsa biodisponibilità per dosi efficienti. Per questo gli scienziati stanno lavorando a “veicoli”, come particelle nanotecnologiche, che possano far raggiungere l’organo bersaglio. Questi aspetti sono ben rappresentanti in due diversi studi condotti dal team di ricerca del California State University Fresno, Department of Chemistry, dal titolo “Curcumin-Based Anti-Prostate Cancer Agents“ e da un gruppo di autori giapponesi: “Multifunctional polymeric nanocurcumin for cancer therapy“.
PRINCIPI ATTIVI E LIMITI DELLA CURCUMINA
Il cancro della prostata possiede il tasso di insorgenza più alto ed è il secondo fondamentale malattia che causa la morte di cancro tra gli uomini. In Italia circa 9mila uomini muoiono ogni anno di cancro alla prostata (30mila negli Usa) resistente alla prostatectomia a causa della progressione inevitabile ed alla resistenza al trattamento di prima linea con docetaxel. In Italia i decessi per cancro alla prostata sono circa 9mila l’anno. Il profilo di sicurezza della curcumina dietetica nell’uomo è stato ben documentato e la sua prospettiva terapeutica nel trattamento del cancro alla prostata, in particolare per il cancro alla prostata resistente alla prostatectomia, è stato evidenziato in diversi sistemi di coltura cellulare e modelli umani topo xenotrapianto. Lo svantaggio critico di fare della curcumina un farmaco è la sua bassa biodisponibilità causato dalla scarsa solubilità in acqua e dal rapido metabolismo in vivo. La caratteristica della curcumina è quella di intervenire nella regolazione di bersagli multipli, che rappresenta un buon esempio per la filosofia per la ricerca di farmaci multi-target nel campo della progettazione e dello sviluppo. Questa caratteristica, insieme al suo potenziale nel trattamento del cancro della prostata resistente alla terapia chirurgica e il suo profilo di sicurezza, consentono alla curcumina di essere un composto ideale.
UN AIUTO DALLE NANOTECNOLOGIE
Sono diverse le tecniche in fase di progettazione e sperimentazione per una disponibilità di curcumina notevole ed efficiente, tra queste le nanoparticelle, i liposomi, i fosfolipidi e le nanoparticelle polimeriche che incapsulino la curcumina sono al centro di questo studio. Studi precedenti hanno dimostrato che la nanocurcumina ha migliorato gli effetti antitumorali rispetto alle normali formulazioni di principio attivo in via dietetica. Al momento poche nanoformulazioni, pochi nanosistemi compositi hanno proprietà simultanee di miglioramento dell’attività terapeutica. Ulteriori studi sono necessari utilizzando modelli preclinici e clinici di cancro prima di poter raccomandare nanocurcumina come farmaco di scelta per la terapia del cancro.
IN COSA CONSISTE IL SUO POTERE TERAPEUTICO
La curcumina influisce sulla modulazione dello stato infiammatorio che è alla base di obesità, del diabete, dei disturbi cardiovascolari e dei tumori. Negli esperimenti sugli animali si è visto che la curcumina influirebbe sull’insorgenza di queste malattie anche con un’azione diretta su fegato e pancreas. Esperienze sugli uomini hanno evidenziato un calo di zuccheri nel sangue in soggetti diabetici, un aumento del colesterolo HDL “buono” a scapito di quello LDL “cattivo” e in persone con aterosclerosi una diminuzione dei livelli di fibrinogeno nel sangue, con conseguente minor rischio di trombi. Dato lo stretto legame del cancro con lo stato infiammatorio alterato e lo stress ossidativo e date le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie della curcumina, si pensa che sia un inibitore nell’insorgenza oltre che possa rallentarne lo sviluppo.