Con le sue proteine e composti, la soia aiuta a ridurre la perdita ossea e può proteggere le donne over 50 contro l’osteoporosi. La notizia arriva da un nuovo studio britannico.
IL RUOLO DEGLI ISOFLAVONI
Con l’età e la menopausa, caratterizzata dalla caduta del livello di estrogeni (e dalla riduzione della libido), un ormone che protegge contro la perdita ossea, le donne sono particolarmente vulnerabili all’osteoporosi, tanto che si calcola che questa condizione è all’origine di nove milioni di fratture l’anno in tutto il mondo. Tuttavia, una dieta ricca delle proteine della soia e di isoflavoni (sostanze chimiche naturali fenoliche derivate da piante che agiscono nel corpo in modo simile agli estrogeni) protegge le ossa indebolite durante la menopausa. Le conclusioni arrivano dal team di ricercatori dell’Università di Hull in Gran Bretagna. Il loro studio, dal titolo “Soybean foods may protect menopausal women against osteoporosis”, è stato presentato il 1 ° novembre in occasione della conferenza annuale della Society for Endocrinology a Edimburgo, in Scozia (Gran Bretagna).
La ricerca è stata condotta su 200 donne in menopausa precoce. A loro è stato somministrato per 6 mesi un supplemento di proteine di soia, contenenti 66 mg di isoflavoni, o singole proteine di soia. I ricercatori hanno poi seguito lo sviluppo dell’attività ossea dei partecipanti dei due diversi gruppi misurando il contenuto di due proteine nel sangue. I loro risultati indicano che il gruppo di donne che hanno ingerito soia con isoflavone presentavano livelli inferiori di una delle due proteine, suggerendo un tasso di perdita ossea e osteoporosi più lenta. Gli scienziati hanno anche scoperto che queste partecipante hanno avuto un minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto al gruppo di donne che avevano consumato la sola soia.
UTILE ANCHE CONTRO CANCRO E MALATTIE CARDIOVASCOLARI
“Abbiamo scoperto che le proteine della soia e gli isoflavoni sono un’opzione sicura ed efficace per migliorare la salute delle ossa delle donne durante le prime fasi della menopausa. Azione della soia apparentemente mima quella dei farmaci tradizionali usati contro l’osteoporosi” dice l’autore principale dello studio, Thozhukat Sathyapalan. La dose suggerita, 66 mg d’isoflavone, corrisponde secondo i ricercatori a un regime alimentare di tipo orientale ricco di soia, mentre i paesi occidentali europei ne consumano pressappoco da 2 a 16 mg al giorno.
Il tofu, la farina di soia e i fagioli di soia e il miso (condimento giapponese derivato dalla soia) sono particolarmente ricchi di isoflavoni e le loro proprietà anti-cancro sono state già dimostrate in diverse occasioni, in particolare negli anni ’90 sotto la guida del National Cancer Institute negli Stati Uniti.
LE VOCI CONTRARIE
Va detto che uno studio americano pubblicato nel 2011 condotto per due anni su 248 donne in menopausa da meno di 5 anni e con densità minerale ossea ridotta smentisce questa tesi. I soggetti sottoposti a quella ricerca vennero divisi in due gruppi: a 122 donne vennero somministrate tavolette da 200 mg di isoflavoni di soia e alle restanti 126 fu distribuito un placebo. A coordinare la ricerca, condotta in doppio cieco, la dottoressa Silvina Levis del Centro di ricerca geriatrica della Miller School of Medicine all’Università di Miami. Alla fine della sperimentazione, non si notarono variazioni riguardo alla densità ossea. «Gli isoflavoni di soia vanno bene per fronteggiare i sintomi spiacevoli della menopausa per i primi tempi, fastidi che poi sparirebbero da soli in molti casi – sono le considerazioni fatte all’epoca alla Fondazione Veronesi da Rossella Nappi, professore associato di ostetricia e ginecologia all’Università San Matteo di Pavia e membro del Comitato internazionale della Società mondiale per la menopausa – Niente isoflavoni, invece, se la paziente è a rischio osteoporosi, sia a livello della colonna sia a livello del femore. O se soffre di vampate severe: purtroppo con queste sostanze della soia non passeranno”. D’altra parte il ricorso a farmaci convenzionali contro l’osteoporosi può comportare rischi anche gravi, come nel caso del denosumab.
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