Può avere un odore caratteristico il cancro? E se è così, i tumori sono percepibili dal fiuto di cani appositamente addestrati? Due cani pastori di nome Thor e Nykios sono i soggetti di uno studio francese che tenterà di rispondere a queste due domande. Una ricerca che in Italia è già in corso dal 2012 e che sta dando eccellenti risultati.
UN PROGETTO SCIENTIFICO INNOVATIVO
In un centro specializzato della regione francese Magnac Laval, in Haute-Vienne, Jacky Experton, che di solito addestra gli animali a rilevare stupefacenti ed esplosivi ha avviato una preparazione speciale degli animali. Lo studio, della durata di 6-9 mesi a seconda del ritmo dei progressi dei cani, è finanziato dall’Institut Curie, che ha raccolto 100mila euro attraverso sponsorizzazioni. Si svolge in due fasi: in primo luogo, la formazione degli animali e poi quello dei test alla “cieca”. Durante una prima fase, i cani sono esposti a due tipi di campioni odorizzanti. Il primo ricavato dai tessuti impregnati del sudore dei pazienti, il secondo direttamente da campioni di tumore. Il loro allenatore cercherà di interpretare e caratterizzare il loro comportamento per l’Istituto Curie, proprietario degli animali. Successivamente i cani invertiranno il loro ruolo: servirà per confermare la presenza degli stessi composti volatili del cancro al seno nel sudore o nei tessuti malati, in diverse quantità comunque rilevabili dall’olfatto del cane.
Sarà poi la volta dei test “alla cieca”: l’Institut Curie invierà ai cani di Jacky Experton dei tessuti numerati ma non specificatamente identificabili se si trattino di pazienti malati o sani. “L’incrocio dei dati dirà se il cane ha individuato i campioni positivi o no” sintetizza l’esperto cinofilo. Se i risultati avranno successo, l’Istituto Curie prenderà in considerazione uno studio clinico che coinvolgerà una più ampia coorte di pazienti. “Se la nostra ipotesi fosse vera, i benefici sarebbero enormi“, ha detto il biologo Aurélie Thuleau, che dirige il progetto, soprannominato “Kdog”. Il ricorso al fiuto dei cani è per sua natura non invasivo, altamente mobile, assai poco costoso e sarebbe una soluzione di screening ideale, dal punto di vista umanitario, per esempio.
I PRECEDENTI
Jacky Experton ha avuto l’idea di proporre questo progetto presso l’Institut Curie dopo aver scoperto che studi promettenti condotti sul cancro alla prostata, malattia che rilascia composti odorosi nelle urine dei pazienti. Altri studi condotti negli Stati Uniti, in Germania e in Austria avevano suggerito che i cani potrebbero aiutare a rilevare il cancro ai polmoni attraverso l’olfatto, inspirando il respiro dei pazienti: in alcune di queste esperienze si sarebbe raggiunto un tasso di successo del 70% ma non sono stati condotti studi con più ampia casistica. Cani “sniffatori” avrebbero diagnosticato, infine, il cancro alla tiroide e dei tumori benigni nel corso di sperimentazioni all’università dell’Arkansas, negli Usa.
QUESTO E’ IL SITO nel quale è descritto dettagliatamente il progetto Kdog francese.
INTANTO IN ITALIA
In Italia il dottor Gian Luigi Taverna ha avviato uno studio fin dal 2012, come segnala anche “Il Sole 24 ore”. La ricerca è “in corso con la collaborazione del Centro Militare Veterinario di Grosseto (CeMiVet) e patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa. Il tumore della prostata produce sostanze volatili specifiche, che il cane è in grado di riconoscere con estrema attendibilità. “Zoe, Liu e Jack – spiega Taverna, responsabile dell’unità di Urologia presso la Humanitas Mater Domini di Castellanza – tre pastori tedeschi di età compresa tra uno e sei anni, dopo un rigoroso addestramento sono stati in grado di riconoscere l’urina dei pazienti affetti da tumore prostatico con un’accuratezza del 98%. Teniamo conto che l’accuratezza dell’antigene prostatico specifico PSA associato al primo campionamento bioptico della prostata non supera il 35% di accuratezza”. Come è possibile un simile risultato? I cani, come molti altri animali, utilizzano un organo specifico per l’elaborazione dei dati olfattivi: l’organo vomeronasale. Situato sopra il palato, tra il naso e gli occhi, è un “secondo cervello” dedicato agli odori. Il metodo migliore per veicolare le sostanze chimiche da riconoscere, in questo caso le cellule tumorali, è attraverso i liquidi, e l’urina del paziente è perfetta. Si stima che l’olfatto di un beagle sia milioni di volte più sensibile del nostro: se noi riusciamo a malapena ad accorgerci se nel caffè c’è un cucchiaino di zucchero, un cane può individuarne la stessa quantità diluita in due piscine olimpioniche.
ADDESTRAMENTO DEI CANI
Addestrare un cane per eseguire esercizi o rafforzare positivamente le sue caratteristiche è un’esigenza diffusa tra i possessori di amici a quattro zampe. Per questo motivo è disponibile su mercato una gran varietà di strumenti per questa finalità. Tra i suggerimenti che possiamo elencare è inevitabile quello di poter attingere informazioni ad un manuale come per esempio Addestramento del cane oppure Educare o rieducare il cane o anche Clicker training con il cane
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QUESTO E’ LO STUDIO illustrato nel video dal dottor Gian Luigi Taverna