L’artrosi del ginocchio, chiamata anche gonartrosi, che colpisce una persona su due sopra i 65 anni, si può prevenire. Soprattutto se ne possono attenuare i disagi. E l’intervento di impianto della protesi va rimandato il più in là possibile nel tempo perché mediamente la parte innestata dura venti anni.
SPORTIVI E OBESI FATE ATTENZIONE
Sono le raccomandazioni che arrivano dall’ortopedico Mario Manili, della SIOT, Società di Ortopedia e Traumatologia. L’artrosi è una malattia che colpisce mediamente la metà della popolazione al di sopra dei 65-70 anni, indistintamente tra uomini e donne. Sono in aumento, inoltre, i soggetti che, a causa di una condotta sportiva intensa, si ritrovano in questa situazione di degenerazione in età più giovanile, tra i 55 e i 65 anni, più frequentemente tra i maschi.
I disagi causati dall’artrosi del ginocchio consistono in un dolore molto intenso e nella deformità dell’articolazione: questi due problemi rappresentano, per chi ne è affetto, una grave limitazione, al punto che il paziente cammina sempre di meno, si chiude in casa, sino all’annullamento della propria vita. Per questo motivo è importante adottare abitudini e comportamenti che ne rallentino l’insorgenza e la progressione. In quanto malattia degenerativa, l’artrosi è una malattia che colpisce tutti, con una maggiore percentuale nei soggetti femminili: su dieci pazienti solo due sono di sesso maschile, quindi il 20%. Questo perché le donne sono maggiormente soggette all’osteoporosi, ovvero alla decalcificazione ossea, e questo connubio aumenta il dolore e quindi la richiesta d’intervento del medico. Può essere utile, quindi, controllare l’osteoporosi attraverso la MOC (mineralometria ossea computerizzata) e agire con integratori ed una sana dieta per ridurre il depauperamento di calcio dalle ossa.
LA PROTESI HA UNA DURATA DI VENTI ANNI
Per tutti è suggerita una particolare attenzione al sovrappeso e, in particolare, per gli sportivi si consiglia di compensare l’eccessivo carico con degli atteggiamenti di protezione quali la ginnastica senza carico, l’attività in acqua, lo stretching ed un buon allenamento di preparazione al gesto sportivo. E’ assolutamente sconsigliabile intervenire precocemente con la protesi (e vedremo nelle prossime righe perché), utilizzare farmaci non ufficialmente riconosciuti utili, fare uso eccessivo di antiinfiammatori, che producono un effetto ipertensivo e gastrolesivo.
Considerato che non si può guarire dall’artrosi del ginocchio, in quanto al momento non esiste una terapia in grado di riprodurre la cartilagine danneggiata, la risoluzione della problematica è impossibile se non si interviene chirurgicamente. Ma prima che questa malattia passi nelle mani del chirurgo, il paziente deve seguire una terapia come da malattia cronica degenerativa, attraverso l’uso di farmaci, la fisioterapia e appositi trattamenti medicamentosi infiltrativi. “Dopo anni di trattamento non chirurgico con lo scopo di preservare la cartilagine – spiega l’ortopedico Manili – il paziente chiede al chirurgo di cambiare strategia. Purtroppo non è possibile intervenire subito con la protesi, perché queste hanno una durata di circa 20 anni, a seconda dell’uso che se ne fa. Si presuppone, quindi, che un intervento del genere a 70 anni non richiederà successivamente una revisione, mentre a 50 anni un successivo intervento è altamente probabile”. Una soluzione transitoria (che però non allevia il dolore ma consente di poter deambulare) può essere anche l’uso di un tutore ovvero di uno dei tanti esoscheletri oggi in commercio.
Tra i consigli degli specialisti indicati per prevenire l’artrosi del ginocchio e mantenere una certa flessibilità dell’articolazione c’è una specifica ginnastica DA EFFETTUARE IN ASSENZA DI PROCESSO INFIAMMATORIO IN ATTO qui rappresentata e tratta da un sito statunitense specializzato. Nella prima figura si suggerisce una flessione del ginocchio senza carico: la trazione della gamba avviene tirando a se un foulard sistemato sotto la pianta del piede. Nella seconda immagine si suggerisce lo stiramento del tendine calcaneale cosiddetto tallone d’Achille. Nella terza, nella quinta e nella settima si consiglia la flessione del ginocchio da seduti e da distesi. Nella quarta l’esercizio riguarda l’estensione che nell’ottava ha la stessa funzione in variante laterale. Nella sesta, infine, si considera salutare salire i gradini poggiando la punta del piede in modo da esercitare il tallone d’Achille.
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